La pratica #1 per gestire le emozioni (anche quelle difficili)

La pratica #1 per imparare a stare con le emozioni

Quando vogliamo manifestare qualcosa nella nostra vita, ma ci sentiamo bloccati, spesso è perché ci sono delle emozioni da gestire che “sono d’intralcio” e non ci permettono di realizzare i nostri obiettivi.

Se non prendiamo consapevolezza delle nostre emozioni e affrontiamo le cose solo in maniera razionale, a livello di testa, sarà difficile riuscire a sbloccarsi e risolvere il problema. Dobbiamo passare anche per il cuore, il nostro centro emozionale.

In questo articolo esploriamo insieme come riuscire a stare con le emozioni e dialogare con esse, attraverso una pratica di ascolto emotivo che viene insegnata e sperimentata in LUNA Scuola di Coaching per l’Anima.


Il primo passo per lavorare con le proprie emozioni è iniziare ad ascoltare cosa accade dentro di noi quando le proviamo. Può sembrare banale, ma in realtà è qualcosa che non facciamo quasi mai. Nessuno ce lo ha mai insegnato.

Fin da quando siamo bambini, capita più spesso che le persone intorno a noi ci dicano di smettere di provare una certa emozione, di piangere, di essere tristi, di essere giù di morale e via dicendo. Quindi impariamo, anche per via dell’educazione che riceviamo, a reprimere noi stessi.

Invece, le emozioni sono degli indicatori che si attivano quando hanno un messaggio importante da comunicarci. E specialmente in quei momenti in cui ci ritroviamo bloccati, in cui nonostante i ragionamenti logici non riusciamo più ad andare avanti, diventa ancora più utile entrare in connessione con le proprie emozioni.

Allenare il “muscolo dell’emozione”

Non sempre ce ne rendiamo conto, ma con le emozioni ci abbiamo sempre a che fare. Anche quando desideriamo raggiungere un obiettivo, in realtà, noi vogliamo ottenerlo per provare l’emozione che crediamo che quel determinato obiettivo ci farà sentire. Allo stesso modo, quando noi temiamo degli eventi in particolare, non abbiamo timore della situazione di per sé, ma ci spaventa l’emozione che potremmo provare se quell’evento si verificasse davvero.

Dunque, cosa succederebbe se adesso, in questo momento, tu imparassi a provare proprio quell’emozione che ti fa così tanto paura o che solitamente cerchi di evitare a tutti i costi? Cosa succederebbe se la sperimentassi in uno spazio sicuro e protetto? Ti accorgeresti che l’emozione non ha altro che un inizio, un picco dove si manifesta e poi un punto finale di dissolvimento.

Le emozioni, infatti, sono e-motions, ovvero energie in movimento all’interno del nostro corpo il cui sviluppo non dura più di 90 secondi. Se siamo in grado di restare in ascolto di queste emozioni, fino in fondo, esse fanno il loro corso e lasciano la presa prima di quanto possiamo immaginare.

Nessuno nasce campione o campionessa in emozioni, questo è certo. Tuttavia è una capacità che ognuno di noi può sviluppare con la pratica. Più alleni il “muscolo dell’emozione”, più questo diventa capace di sperimentare le emozioni, provare quello che c’è e poi lasciarlo andare, senza troppi scombussolamenti.

Compassione verso se stessi

Prima di passare alla pratica vera e propria di come farlo, c’è una premessa da fare. È importante che questo processo di ascolto e interazione con le emozioni venga fatto senza giudizio, quindi lasciando da parte pensieri del tipo:

Non dovrei sentirmi così.

Dovrei stare diversamente.

Dato che ci ho già lavorato su, dovrei essere in grado di gestirlo, perché non è così?

Le emozioni fanno parte dell’esperienza umana e pertanto richiedono da parte nostra una grande compassione ed empatia nei nostri confronti. Può sempre capitare che un’emozione emerga, non possiamo prescindere da esse. Ogni volta che provi quello che provi, ricorda che è ok provarlo. 

Inoltre, come dicevamo, le emozioni sono state progettate con lo scopo di salvaguardare la nostra esistenza, di darci degli avvertimenti utili per la nostra vita. Quando le osserviamo, interagiamo con loro e prendiamo consapevolezza di questi segnali, esse si affievoliscono proprio perché hanno finalmente assolto il loro compito.

Dialogare con le emozioni

Esistono diversi modi per comunicare con le proprie emozioni. Quello che ti propongo oggi è un metodo che prende il nome dall’acronimo “RAIN” ed è stato proposto e divulgato in occidente da Tara Brach, psicologa e insegnante di meditazione.

Puoi praticare la tecnica sia su te stessa che con i tuoi clienti attuali e/o futuri. Ti aiuta ad avere una struttura di riferimento, degli step semplici ed efficaci da seguire anche in maniera flessibile e personalizzata.

Per iniziare l’attività pratica siedi (o fai sedere il tuo cliente) in silenzio. Chiudi gli occhi e fai qualche respiro. Richiama alla tua mente una situazione in cui ti senti bloccata, che suscita in te una reazione difficile, come rabbia o paura, vergogna o disperazione.

Dedica qualche momento a sentire l’esperienza, visualizzando la scena, ricordando le parole pronunciate, percependo i momenti più faticosi. Poi sperimenta i seguenti passaggi.

1. R come Riconoscere

In primo luogo, prendi consapevolezza del fatto che qualcosa sta accadendo dentro di te. Stai in ascolto e accorgiti che stai provando un’emozione, anche se non sai ancora quale sia.

Molto spesso le persone cercano di ignorare le proprie emozioni. Sentono qualcosa, ma fanno finta di niente, perché magari si convincono di essere più “forti” se non lo provano, oppure si creano un'aspettativa irreale di dover essere sempre tutti d’un pezzo.

Mentre rifletti sulla situazione in questione, chiediti semplicemente:

Che cosa sta accadendo in me adesso?

Sto provando un’emozione?

Quali sono le sensazioni che sento?

È possibile che tu non riesca a darti subito una risposta. In questa fase non è importante analizzare o sapere esattamente cosa stai provando. Va bene anche non capire cosa sta accadendo, però riconoscere che c’è qualcosa che sta avendo luogo, come una sensazione di fastidio, di costrizione o di pesantezza.

2. A come Accettare/Accogliere

Il secondo passaggio è l’accettazione che tutta questa esperienza sta accadendo. Invece di zittire, ignorare o combattere quello che c’è, “arrenditi” al fatto che stai provando un’emozione, e che è ok provarla.

Trova in te la volontà di fermarti e accettare che in questi momenti “ciò che è… è”, senza alcun giudizio né tentativo di cambiare o controllare la sensazione.

Puoi sussurrare mentalmente “Sì, lascio che sia”, oppure porti domande come:

(Anche se non mi piace), posso accettare che sto provando un’emozione?

Posso accettare che non vorrei provare l’emozione, ma la sto provando?

Se dovesse capitarti di sentire dentro di te che la risposta è “No, non voglio accettare questa emozione”, va bene anche così. In quel caso puoi riconoscere che stai provando un’emozione che non ti piace e che vorresti non provare. Magari oggi non sei pronta ad accogliere ciò che senti, ma andando per gradi e lavorandoci sopra, ce la farai.

3. I come Indagare

1. Cosa senti e dove

Ora è il momento di osservare l’esperienza che stai vivendo con un’attenzione interessata e gentile, curiosa di conoscere più da vicino ciò che stai provando e dove lo stai provando nel tuo corpo.

Attenzione, però. Questa indagine non deve avvenire attraverso la mente cognitiva e il ragionamento logico, bensì ha luogo grazie all’ascolto del corpo e delle sensazioni che provi. Quindi continua a sentire, invece di pensare.

Le seguenti domande possono aiutarti:

Qual è l’emozione che sto provando?

In quale parte del corpo si localizza?

Come la percepisco nel mio corpo? (Es. stretta, bruciore, calore, freddo, peso, colore, ecc.)

Può darsi che tu non sappia che nome dare all’emozione che stai provando, ma puoi provarci. Man mano che svolgerai questa pratica, ti alfabetizzerai sempre di più alle emozioni e imparerai a distinguerle con più chiarezza.

Cerca di descrivere le caratteristiche di ciò che senti, immaginando che sia qualcosa che puoi vedere e toccare. Rimani in connessione di questa percezione, così che una volta che l’avrai localizzata nel corpo, il passo successivo sarà portare alla luce ciò che ti spaventa.

2. Esplora ciò che ti spaventa

Sapendo che sei in un luogo protetto e sei in grado di sopportare ciò che emergerà, chiediti:

Che cosa è l’aspetto peggiore di questa situazione?

Ho già provato questa emozione in passato? Quando?

Di che cosa ho paura? Qual è la convinzione in cui credo?

L’abbiamo detto prima, solitamente evitiamo certe situazioni perché abbiamo paura di provare l’emozione che potremmo provare se quella situazione avvenisse. Quindi qual è l’emozione di cui hai paura in questo caso? Invece di evitarla, guardala in faccia. La paura è un’emozione naturale e puoi ammettere di provarla.

Ricorda che se in qualsiasi momento l’emozione che stai esplorando diventasse troppo da gestire, puoi sempre riportare il focus sulla sedia su cui ti trovi, sentendo proprio il contatto fisico con la seduta, e smettere l’esercizio.

3. Indaga ciò di cui hai bisogno

Una volta che avrai portato in superficie quello che temi, ecco che puoi instaurare una comunicazione con questa parte di te e notare che cosa emerge, che cosa ti dice, che cosa vuole, di cosa ha bisogno.

Le domande che puoi porti sono:

Se la parte ferita e più vulnerabile di me potesse comunicare, che cosa direbbe?

Che cosa vuole comunicarmi questa parte di me?

Di che cosa ha più bisogno (da me)?

Questa parte che ti parla è la tua bambina interiore, è quella parte più infantile di te che è ferita perché ha introiettato delle situazioni difficili del passato e quindi è lì, impaurita, che ha bisogno di te.

4. N come Nutrire

Capito ciò di cui hai bisogno, puoi cominciare a dare a te stessa, alla tua bambina interiore, ciò che necessita, attingendo alla parte più saggia e compassionevole del tuo essere, a quella fonte di amore e di presenza che è dentro ognuno di noi.

Metti una mano su quella parte e dille quello che ha bisogno di sentirsi dire. Falla sentire amata, nutrita e al sicuro. Accarezzala, abbracciala, dalle conforto. Puoi anche immaginare che dalle tue mani esca una luce tenue e luminosa che si espande dentro di te.

Quello di cui abbiamo bisogno è quasi sempre legato all’amore, al fatto di essere visti e accettati così come siamo. Non possiamo aspettarci che siano gli altri a darci queste cose, o che sia il risultato che otteniamo, l’ammirazione o l'approvazione dall’esterno, a farci sentire così, perché altrimenti dipenderemo sempre da altro. Dobbiamo essere noi, in primis, a darci questo nutrimento.

Questo processo si chiama re-parenting, proprio perché è come se diventassi il genitore di te stessa, dando alla tua bambina interiore quello di cui ha bisogno in quel momento. In questo modo, l’emozione difficile lentamente si dissolve e viene riempita dall’amore, dal calore e dall’affetto, facendo emergere nuove consapevolezze.

A questo punto puoi ringraziarti e pian piano, quando lo desideri, riprendi contatto con il tuo corpo. Muovi le mani e i piedi, stiracchiati un pochino e quando ti senti pronta, apri gli occhi e ritorna nel qui e ora.

Dopodiché, nota com’è cambiata la tua emozione ora che l’hai ascoltata. Nota come cambia la tua percezione della situazione in cui ti trovi, e il tuo pensiero riguardo quella circostanza.

È adesso, dopo aver attraversato l’emozione e colto il suo messaggio, che puoi andare oltre, agire diversamente e ottenere i risultati che desideri.


La dimensione dell’ascolto emotivo è uno degli elementi che differenzia il Programma di Certificazione di Coach LUNA (PCCL), accreditato dalla Federazione Internazionale di Coaching (ICF) come programma completo ACTP, dagli altri corsi di coaching, dove spesso le emozioni sono viste come cose da eliminare, non da integrare.

Se anche tu desideri diventare coach e imparare a sperimentare strumenti di questo genere, dai subito un'occhiata a LUNA Scuola di Coaching per l’Anima e iscriviti senza impegno alla lista d'attesa per la prossima edizione. Ti aspetto dall'altra parte!

Come avere più fiducia in sé: 3 tecniche di coaching

Uno dei problemi più frequenti per cui le persone si rivolgono al coaching è senza dubbio la mancanza di fiducia in sé stesse.

A risentirne sono soprattutto le donne, ma all’appello non mancano di certo gli uomini. La mancanza di fiducia in sé impedisce loro di ottenere i risultati che davvero desiderano e li costringe a rimanere nella “mediocrità”.

Succede a molti e forse è già capitato anche a te di provare questa sensazione. Questo non significa che non si possa fare nulla per rimediare, anzi! Vediamo come correre subito ai ripari, con 3 semplici ma efficaci tecniche di coaching.


A differenza dell'autostima, che riguarda il valore che una persona attribuisce a sé stessa, la fiducia in sé concerne la percezione di essere in grado di fare qualcosa, di svolgere un determinato compito o di agire nel modo desiderato in una specifica situazione.

Non si tratta dunque di un aspetto misurabile e uguale per tutti, bensì di una percezione soggettiva. Ciò significa che una persona potrebbe essere oggettivamente bravissima nel suo lavoro (ad esempio rispetto agli standard aziendali), eppure percepirsi inadeguata rispetto alle sue aspettative, e di conseguenza avere poca fiducia nelle sue capacità.

Una poca fiducia in sé può portare te stessa (e anche gli altri) a mettere in discussione le tue reali competenze e a minare la tua credibilità. Coltivare la fiducia in te stessa (o aiutare i tuoi clienti a farlo) ti permette di esprimere al massimo le tue potenzialità e al contempo di dare modo agli altri di beneficiare di ciò che puoi fare per loro.

La fiducia in sé parte dalle piccole cose

Tutti noi, in un modo o nell’altro, abbiamo già provato fiducia e sicurezza in noi stesse, in un qualche momento della nostra vita. Quando? Nelle cose più semplici!

Ad esempio, ti è già capitato di ordinare un caffè? Molto probabilmente sei stata in grado di farlo con facilità.

Oppure, hai già pagato alla cassa, dopo aver fatto la spesa? Ecco, scommetto che non ti sei sentita incerta quando hai tirato fuori il portafoglio.

O semplicemente, un'amica di un'amica ti ha già chiesto come ti chiami? Sono convinta che non hai avuto problemi a dire il tuo nome.

Come vedi, noi tutti abbiamo già provato fiducia nelle nostre capacità e nelle nostre conoscenze, in determinate circostanze. È capitato in un contesto specifico e in un momento specifico (spesso le situazioni a noi famigliari). E dato che hai già sperimentato la fiducia in te, significa che puoi provarla e coltivarla anche in situazioni nuove o a cui non sei ancora abituata.

1) Perché avrai successo?

Come spiegato in merito alla sindrome dell’impostore, troppo spesso noi esseri umani ci focalizziamo sui motivi per cui NON dovremmo riuscire. Poniamo la nostra attenzione verso le ragioni del perché NO, trascurando quelle del perché SÌ.

Più ci chiediamo perché qualcosa dovrebbe andare male, più troviamo delle risposte che confermano le nostre paure, spazzando via ogni briciolo di fiducia che avevamo. Allora, la prima cosa che puoi fare è fermare subito la catena di pensieri negativi e chiederti (o chiedere alla tua cliente):

Perché ci riuscirò? 

All’inizio potresti fare fatica a rispondere, ma non demordere. Quali sono le tue esperienze passate, i tuoi diplomi, la capacità che hai già dimostrato di avere, anche nelle situazioni apparentemente più insignificanti, le tue doti personali, ecc. che ti saranno d’aiuto nel raggiungimento dei tuoi obiettivi? Fai una lista di tutti i motivi e continua a chiederti:

 Cos’altro? E cos’altro ancora? 

Poni questa domanda almeno 10 volte, finché non hai davvero esaurito le risposte. In questo modo, inviterai la tua mente (o quella della tua cliente) a interrompere quel circolo vizioso e la guiderai, al contrario, a trovare evidenze del fatto che hai tutte le carte in regole per farcela.

Puoi anche decidere di adattare questa domanda alla situazione che stai vivendo. Ad esempio, se desideri aumentare i prezzi dei tuoi percorsi di coaching, ma ti senti insicura e la tua testa ti porta a trovare mille ragioni per cui le clienti potrebbero dire di no, chiediti invece “Perché le mie clienti saranno più che felici di ottenere questo fantastico percorso?”. Spostando il focus in questo modo ti sarà più facile riconnetterti a tutto il valore che offri e ti sentirai più fiduciosa.

2) Ascolta la sensazione e lascia che si affievolisca

Un altro modo efficace per ritrovare la fiducia in sé stessi è pensare al peggiore scenario possibile. Ne avevo già accennato in relazione alla paura di fallire, qui facciamo un passo oltre.

Una volta che hai immaginato per filo e per segno la peggiore delle ipotesi, individua che cosa provi nel tuo corpo. Molto probabilmente proverai una sensazione di costrizione o di pesantezza da qualche parte. Quando lo hai individuato, resta in ascolto delle tue emozioni. Semplicemente connettiti con quella sensazione e concediti la possibilità di provarla fino in fondo. Lascia andare le barriere e prova ciò che provi.

Quando la sensazione nel tuo corpo verrà ascoltata con piena presenza (può aiutarti il Metodo RAIN, che è fantastico e super efficace!), avverrà una trasformazione interiore a livello emotivo ed energetico. Sembra incredibile, eppure è proprio quando accetti fino in fondo di provare un'emozione, anche se spiacevole, che questa pian piano si affievolisce e se ne va.

Ti accorgerai che la situazione non ti fa più così paura e che sarai più fiduciosa di poterla gestire con serenità. Anche le #coachinprogress del Programma di Certificazione per Coach LUNA (PCCL) sono sbalordite ed entusiaste quando imparano e sperimentano questa potentissima tecnica di coaching.

3) Ricevi un messaggio dal tuo sé futuro

Questa è un'altra potentissima tecnica di coaching che lascia sempre a bocca aperta chi la sperimenta. Non è nulla di complicato, ma è molto efficace, soprattutto se fatto bene.

Immagina di staccarti (o invita la tua cliente a farlo) per un momento dal tuo corpo e di volare lungo una linea temporale che ti porta verso il tuo futuro. Un futuro magnifico in cui avrai già superato i problemi del presente, in cui tutto è andato per il meglio, dove ogni cosa è esattamente così come tu la desideri.

Ti stai gustando il successo (in qualunque modo questo si manifesti per te) e sei pienamente soddisfatta di quanto avvenuto. Vedi il tuo sé futuro, pieno di fiducia, dopo che ha superato tutte le difficoltà che stai vivendo ora.

Come si comporta?

Come parla?

Che cosa fa?

Come percepisce la sua realtà?

Che tipo di pensieri ha o non ha?

Quali sensazioni ed emozioni prova?

Quando sei riuscita a visualizzare e a connetterti con il tuo sé futuro, vedi che si volta verso di te e ti parla. Dalla sua posizione di saggezza, ti trasmette un messaggio potentissimo d’amore e di compassione, che ti dà forza e coraggio. Che cosa ti dice? Ascolta le sue parole, percepiscile nel tuo corpo, accogli la sua energia, senti la trasformazione avvenire dentro di te.

Quando sei pronta, ritorna mentalmente al momento presente e nota tutto quello che è cambiato dentro di te, per poi passare all'azione con qualcosa di concreto che contribuirà a consolidare ulteriormente la tua fiducia in te stessa.


Queste erano 3 semplici strategie che puoi mettere in pratica ogni volta che sarai alle prese con la mancanza di fiducia in te stessa, o quando ti ritroverai a fare coaching con clienti che vogliono migliorare la fiducia in sé. Sono molto potenti e possono davvero fare la differenza.

E tu, come coltivi la fiducia in te stessa? Come aiuti la tue clienti a migliorare la fiducia in sé? Vieni a raccontarci tutto nel gruppo di trasformazione al femminile Shine your Light su Facebook.

Inoltre, se vuoi imparare e padroneggiare queste tecniche (e molte altre) per creare trasformazioni profonde con i tuoi clienti, accedi subito e senza impegno alla lista d'attesa di LUNA Scuola di Coaching per l'Anima, così da poter sapere prima di tutti i dettagli della prossima apertura!

Come superare la paura di fallire e fare un lancio flop

Vedo sempre più clienti, coach, imprenditrici spirituali e altre donne talentuose che, nonostante la loro grande passione e il loro unico dono, si fanno frenare dalla paura di fallire, specialmente di fare un lancio flop.

Forse è già capitato anche a te di creare un percorso bellissimo, di arrivare ad avere praticamente il prodotto pronto, ma proprio quando avresti dovuto lanciarlo, ti sei pietrificata o ti sei ritrovata a procrastinare e trovare scuse, in attesa del “momento giusto”.

Non temere, anche a me è capitato più volte. In questo articolo affronteremo il tema assieme, così che tu possa superare la paura di fallire e di fare un lancio flop.


Accetta la possibilità del fallimento

Agli inizi della mia carriera, ho avuto spesso paura di lanciare i miei servizi e prodotti, perché temevo che nessuno li volesse acquistare. E ammetto che anche adesso, ogni volta che mi trovo a fare un lancio, non è che io non senta quella paura.

È importante capire che non bisogna aspettare che la paura svanisca, perché magari non andrà mai via del tutto. Non possiamo avere la certezza assoluta che il nostro lancio sarà un successo, non possiamo prevederlo. È qualcosa che dipende da noi, sì, ma anche da altri fattori. Quindi non ci resta che scoprirlo strada facendo.

Se ci pensi su, lanciare qualcosa è un po’ come cimentarsi, ad esempio, nella realizzazione di quella torta al cioccolato che ti piace tanto: magari non l’hai mai fatta prima, perciò hai paura di bruciarla o che non venga buona come volevi, ma allora lasci perdere?! Certo che no!

Per capire come fare bene questa torta, devi sperimentare, devi prendere tutti gli ingredienti e seguire la ricetta. Anche se segui le istruzioni passo per passo, la torta potrebbe uscire male. Tuttavia, non è che smetterai di fare torte in futuro solo perché questa esperienza è stata un fallimento, no?

Allo stesso modo, anche di fronte ai lanci, è ok considerare l'ipotesi che sì, potrebbe anche rivelarsi un flop, perché se aspetti la certezza assoluta che il tuo lancio andrà bene, rischi di non cominciare mai. Piuttosto, accetta la possibilità che non vada come desideri. È solo una delle tante opzioni e se davvero dovesse succedere non sarà la fine del mondo.

Attraversa la paura, piuttosto che evitarla

Devi sapere che le persone non hanno paura degli eventi di per sé, ma hanno paura delle emozioni che quegli eventi potrebbero creare in loro. Lo ripeto, perché questo è un passaggio molto importante:

Noi non abbiamo paura degli eventi di per sé, ma abbiamo paura delle emozioni che potremmo provare se quegli eventi si verificassero.

Al giorno d'oggi, infatti, è davvero raro che ci troviamo di fronte a situazioni che oggettivamente mettono in pericolo la nostra sopravvivenza (come l'assalto da parte di un animale selvaggio).

Dunque, non è davvero il lancio a farci paura, ma è l’emozione che proveremmo se il lancio dovesse fallire. E pur di non provare quell’emozione, spesso evitiamo di compiere quell’azione che ci potrebbe portare a quel risultato.

Cosa succederebbe, invece, se noi ci allenassimo a provare quella specifica emozione? Se ci preparassimo a provarla, sapendo di essere in grado di superare la paura di fallire, senza soccombere? In quest’ottica, ci creeremmo i muscoli che ci permettono di provare anche il fallimento, mantenendo la consapevolezza di riuscire a farcela comunque.

Allora, per superare la paura di fallire, quando ti senti bloccata:

1. Chiediti come ti sentiresti se dovessi fallire per davvero

Anche se potrebbe non essere piacevole, immergiti nell’emozione. Non pensarci a livello mentale, ma percepisci a livello corporeo che cosa sentiresti se dovessi fallire. Potresti sentire un nodo alla gola, o qualcosa che si stringe nel petto? 

Cerca di identificare come percepiresti il fallimento, rimanendo un attimo in quella sensazione. E vedrai che l’emozione non rimarrà lì per sempre. Se la ascolti veramente, questa pian piano si affievolirà, facendo un naturale calo.

A quel punto, solo quando ti sentirai più tranquilla, dal corpo puoi passare alla testa, e mettere in moto la logica.

(Nota bene: se vuoi fare questo passaggio da sola, cimentati solo con emozioni di un'intensità per te accettabile. Se così non fosse o dovessi provare un disagio insopportabile, interrompi la pratica e rivolgiti a una coach o a un'altra professionista che possa creare per te uno spazio sacro dove esplorare le tue emozioni e accompagnarti al meglio in questa attività).

2. Rifletti su come reagiresti nel peggiore dei casi

Se il lancio dovesse rivelarsi uno schifo totale, che cosa potresti fare concretamente per rialzarti?

Molto spesso, quando abbiamo queste paure, le ingigantiamo. Pensiamo che siano più grandi di quello che sono, quando in realtà siamo perfettamente in grado di attraversarle, perché abbiamo un sacco di risorse dentro di noi. Possiamo sempre imparare qualcosa di nuovo dai nostri errori, e questo ci aiuta a fare meglio.

Quando pensiamo al peggiore dei casi, ci rendiamo conto che non è mai così tremendo come ce lo immaginavamo. Questo ci dà sicurezza, perché sappiamo che anche se le cose dovessero andare nel peggiore dei modi, sapremo come rimetterci in piedi.

3. Visualizza il migliore degli scenari (da un luogo di abbondanza)

Adesso è il momento di focalizzarsi su come ti vuoi sentire, immaginando che tutto vada nel migliore dei modi. Visualizza il lancio migliore di sempre, tutte le clienti, gli apprezzamenti e i complimenti che hai sempre desiderato. Immagina tutte le sensazioni che vorresti provare e immergiti in questo scenario ora.

Sintonizzati su queste emozioni, così da provarle nel tuo corpo. E da questa posizione di abbondanza, quando hai già elaborato la paura e hai già razionalizzato cosa potrai fare se dovesse andare male, metti in atto la tua strategia. Questo è importante perché quando noi ci sintonizziamo sulle sensazioni che vogliamo provare, attiriamo a noi ulteriori situazioni che creano queste sensazioni.

Per questo motivo, consiglio sempre di preparare tutti i materiali prima, quando si è in questa condizione di abbondanza e fiducia, perché questo tipo di energia si riversa nel modo in cui scriviamo i nostri testi, nel nostro tono di voce, nelle parole che usiamo. Le persone che poi riceveranno i nostri contenuti si accorgeranno che lo abbiamo fatto sapendo di valere e di offrire qualcosa di utile per loro.

Infine, ricordati che non stai togliendo soldi a qualcuno con il tuo lancio, e non stai neppure facendo l’elemosina, ma stai condividendo un valore enorme. Stai offrendo un servizio o un prodotto che può aiutare le persone a raggiungere determinate soluzioni e ottenere certi risultati, tutto questo in cambio di un compenso monetario.

Quindi, coltiva la tua energia, in modo da lavorare in una condizione di abbondanza che attira ulteriore abbondanza. E ogni volta che proverai paura di fare un lancio flop, non ignorare questa emozione, ma ascoltala, vivila e attraversala, senza sguazzarci dentro, ma dandoti il tempo necessario per accorgerti che sei in grado di superare la paura di fallire e che puoi sopravviverle.


Sei alle prime armi e non sai ancora come fare un lancio? Qui trovi tutti i passaggi da mettere in atto, in modo da allineare il mindset con la strategia, e fare un lancio con il botto!

Se invece vorresti entrare a far parte del mondo del coaching, ma non ti senti ancora pronta, svolgi il LUNA QUIZ e scoprilo divertendoti.

Io ti aspetto nel gruppo Facebook Shine Your Light, in cui ogni giovedì mi trovi live per condividere con te spunti di riflessione, consigli e strumenti pratici per coltivare la tua serenità interiore e vivere sempre più in allineamento con la tua Anima. Raggiungici!

Sentirsi pronte: come uscire dal circolo vizioso della procrastinazione

Sentirsi pronte: come togliersi dal circolo vizioso della procrastinazione

Ti sarà capitato di voler programmare le tue cose e avere una chiarezza assoluta su tutto quello che intendi fare, per poi ritrovarti senza quella chiarezza iniziale e finire col procrastinare. Magari hai un progetto da realizzare ma sei talmente impegnata da non sentirti mai pronta. E magari pensi che è davvero un peccato, perché a quel progetto ci tieni davvero, ma gli impegni non ti lasciano altro tempo per rifletterci sopra. La buona notizia è che per togliersi dal circolo vizioso della procrastinazione, una soluzione c'è. Ti consiglio di continuare a leggere.

Se ti trovi nel circolo vizioso della procrastinazione, ma non ti senti ancora pronta e non sai cosa fare, togliti di dosso la sensazione di dover avere tutto in chiaro, anche perché non possiamo pianificare ogni aspetto della nostra vita. Possiamo farlo, volendo, ma la vita accade e gli imprevisti arrivano. Sono dietro l’angolo, spuntano da ogni dove e il 2020 ne è stato un esempio.

È capitato anche a me quando ho deciso di riprendere le dirette live nel gruppo Facebook Shine Your Light. Fin dalla sua creazione ho sempre condiviso, ogni settimana, piccoli spunti, consigli e riflessioni. È poi successo che sono stata inondata di lavoro e cose da fare, non avendo più tempo di occuparmi del gruppo come avrei voluto.

Avevo tanta voglia di condividere e farti sapere anche un po’ il dietro le quinte di cosa succede, non tanto nella mia vita personale, quanto più nel mio processo di crescita personale e professionale, perché tutto ciò che ti dico lo metto sempre in pratica in prima persona. Per questo avevo il desiderio di raccontarlo a chi mi segue, ma ero così impegnata da non sentirmi mai pronta.

Per togliersi dal circolo vizioso della procrastinazione, vediamo insieme alcuni suggerimenti su come sentirsi pronte a passare all'azione.


1. Qual è la situazione attuale?

Il primo punto è semplicemente quello di fare una fotografia di ciò che avviene nel momento presente all'interno della nostra testa, osservando ciò che c'è o non c'è, senza giudizio.

Nel mio caso, pensavo di dovermi chiarire le idee, capire come strutturare il format e tutte queste visioni non mi permettevano di fare chiarezza sul da farsi. Credevo con le feste di riuscirci, ma non è stato così. Infatti, rispetto agli altri anni ho percepito il periodo natalizio in modo molto pesante e quando ho ripreso il lavoro mi sono trovata con il vuoto e non sapevo cosa fare, non mi sentivo pronta.

A un certo punto mi sono accorta di essere entrata in un circolo vizioso dove continuavo a procrastinare. Dentro di me continuavo a dirmi di non aver chiarezza, di non sapere cosa fare, di non sentirmi pronta, quindi non facevo nulla e restavo in attesa di ricevere un’illuminazione dall’esterno.

2. Quale emozione influenza le mie azioni (o inazioni)?

Quando mi sono accorta di star finendo nello stesso circolo della procrastinazione in cui finivano le mie clienti (quel processo in cui ci si aspetta di avere chiarezza totale prima di compiere un'azione), ho iniziato così ad osservare quello che sentivo: non mi sentivo ancora pronta, ero confusa e molto stanca.

Ma va bene così, non dobbiamo per forza combattere queste sensazioni e voler a tutti i costi che queste emozioni vadano via. Va bene ammettere di essere stanche e non sentirsi al top o avere confusione. Già questo primo passaggio di ammettere come ci sentiamo, ci permette di rilassarci e togliere quella tensione, quel peso e quell’aspettativa che abbiamo su noi stesse. Così, ho iniziato a interrogarmi sui miei pensieri.

3. Se non mi sento pronta, qual è il pensiero che genera questa emozione?

Ragionandoci su, mi sono resa conto che il pensiero che creava questa emozione era il fatto di essere convinta di dover avere la chiarezza al 100% prima di poter fare qualcosa. Quindi fin quando avrei tenuto questo pensiero nella testa, mi sarei auto-sabotata, perché mi stavo trattenendo.

Quindi mi sono chiesta: Invece di dirmi che devo avere una chiarezza assoluta sul da farsi, cosa posso pensare di diverso e di più utile?

4. Come posso vedere le cose diversamente?

È stato allora che ho iniziato a pensare da un punto di vista differente. Anche se non ho tutta questa chiarezza, posso divertirmi lo stesso, anzi proprio per il fatto di non aver preparato un calendario editoriale o una lista di argomenti di cui parlare, posso parlare di quello che voglio. Ed è stato allora che mi sono ricordata il perché avevo desiderio di fare queste live, non per rispettare un calendario editoriale ma per il desiderio di condividere e raccontare qualcosa di utile. Quando ho iniziato a cambiare questi pensieri, l’emozione che ho provato non è più stata bloccante.

Ho provato motivazione, entusiasmo e divertimento. Ho sentito quella sensazione di giocosità, chiedendomi con una certa curiosità come sarebbe andata. Invece di procrastinare ho iniziato ad agire senza per forza dovermi sentire lungimirante nel sapere cosa avverrà dopo il primo passo, e ho realizzato di potermi chiarire le idee man mano attraverso l’azione.

5. Qual è la nuova azione che posso compiere?

Oggi mi ritrovo con un nuovo pensiero e una nuova sensazione, e nonostante so che la circostanza esterna non sia cambiata, va bene lo stesso. Quindi, nonostante non abbia ancora chiarezza sulla pianificazione, posso condividere le mie idee, anche se non ho ancora una chiarezza assoluta, e va bene anche questo. È un piccolo espediente dal mio dietro le quinte che può essere per te uno spunto di riflessione.

Piuttosto che trattenermi a non fare niente, ho deciso di divertirmi lasciando uscire ciò che voglio condividere con gli altri, così da trasformare quella sensazione di non essere pronta in libertà di improvvisare e condividere possibilità di essere nel qui e ora, di vivere l’istante che c’è e di vedere man mano cosa accade. In ogni caso c'è sempre tempo per correggere il tiro, modificare, aggiungere e togliere qualcosa: niente è scolpito nella pietra, si può adattare man mano il tiro.


L’invito è quindi quello di unire la dimensione dell’Essere con quella del Fare, dove l’Essere corrisponde al lavoro su di noi, sui nostri pensieri ed emozioni, oltre a ciò in cui crediamo, che ci blocca e che abbiamo dentro. Una volta lavorato su questo dobbiamo ricordarci di unire il Fare.

Fai quel piccolo passo, compi quella piccola azione in grado di far smuovere le cose e vedrai che iniziando a fare, otterrai l’Avere che desideri. Tutto ciò in armonia con l’Essere e il Fare, magari anche divertendoti.

Ricordati che non è necessario essere pronta in termini di chiarezza assoluta su tutto, perché altrimenti rischi di aspettare senza fare mai quel passo. Piuttosto inizia pian piano. Buttati e cambia quella convinzione di fondo dandoti il permesso di sperimentare, di provare, di giocare, di divertirti e vedi cosa succede. Un passo alla volta pian piano ti guarderai indietro accorgendoti di quanti passi hai fatto.

E se hai bisogno di una piccola spinta per fare il tuo passo avanti, dai un'occhiata a Vivi i tuoi Sogni, il corso gratuito che ti aiuta a riappropriarti del tuo grande potenziale e a ritrovare la chiarezza per raggiungere ciò che desideri davvero.

Bassa autostima: 5 pratici passaggi per dirle addio

Ti sei accorta anche tu che c’è un problema in particolare che accomuna gran parte di noi? Siamo donne dalle potenzialità enormi, con capacità da vendere e competenze incredibili. Eppure, non sempre riusciamo a riconoscere le nostre qualità e spesso ci facciamo condizionare dalla paura di non essere abbastanza.

Questa è l’epidemia della 'bassa autostima', vale a dire quella condizione in cui - proprio come suggerisce la parola stessa - ci stimiamo andando al ribasso, sottovalutando il nostro valore personale rispetto agli altri, a cosa facciamo o alla situazione in cui ci troviamo.

La buona notizia è che la bassa autostima non è qualcosa di immutabile. Al contrario, è un aspetto su cui è possibile intervenire, che possiamo modificare e trasformare attraverso la pratica e la ripetizione.

Quindi, se sei pronta a lavorarci sopra, continua a leggere. In questo articolo scoprirai i cinque passaggi da mettere in atto per elevare la tua autostima (o quella di una tua cliente) e coltivare il vero valore di te stessa.


Bassa autostima versus buona autostima

Ma in concreto cos’è che differenzia chi ha una bassa autostima da chi ha una buona autostima? Lo si vede, ad esempio, quando ci troviamo di fronte a un evento “negativo”, quindi se qualcosa ci va male.

In questa circostanza, una persona che ha una bassa autostima tenderà a generalizzare la situazione, assumendo che, siccome le cose non sono andate bene questa volta, probabilmente non andranno bene neanche in futuro. Genererà pensieri del tipo: “Mi succede sempre così”, “Ogni volta che faccio qualcosa mi va male”, “Non sono mai in grado di compiere questa cosa”, ecc. ecc. E di conseguenza vedrà la causa del suo fallimento come un tratto personale, come se fosse lei a non avere le caratteristiche o le qualità necessarie per riuscire.

Viceversa, una persona che ha buona autostima tenderà a riconoscere che si tratta di un evento specifico che è andato in quel modo, e quindi penserà che “Questa volta non mi è andata così bene, non sono stata così capace. Però la prossima volta può andare meglio”. In questo modo riuscirà a distinguere oggettivamente quelle che sono le sue capacità da altri possibili fattori esterni, individuando ciò che effettivamente dipende da lei e ciò che invece può dipendere dal resto.

Ecco che una volta fatta questa distinzione è possibile capire che fondamentalmente la differenza tra chi ha bassa autostima e chi ha buona autostima è il modo in cui quella persona si parla e cosa si dice, ovvero quel “dialogo interiore” che ognuno di noi porta avanti di continuo tra sé e sé.

Chi è quella voce che parla?

A questo punto fermati un attimo a riflettere sul tuo dialogo interiore. Quando parli con te stessa, o in te stessa, qual è il registro preponderante? Che tipo di cose ti dici? Ti dici cose che ti incoraggiano, che ti stimolano, che ti danno fiducia, che ti danno motivazione? O piuttosto tendi a rimproverarti, a criticarti, a sgridarti, a insultarti?

Se saltiamo questo passaggio e non prestiamo attenzione alla qualità dei nostri pensieri, il rischio è quello di credere ciecamente a tutto ciò che di negativo la nostra radiolina interna ci comunica, senza renderci conto che in realtà quella voce che parla il più delle volte non siamo noi, ma è quello che potremmo definire il nostro “critico interiore”.

Ebbene sì. Una volta che la osserviamo più attentamente, scopriamo che la voce critica che è dentro di noi spesso appartiene a qualcun altro, a un genitore magari o a qualcuno che ci ha cresciuti. Potrebbe essere la voce di una vecchia insegnante di scuola, di un nonno, o ancora la voce di una persona che ci è stata vicina in un periodo delicato della nostra vita, specie durante l’infanzia.

Essa corrisponde a una voce che abbiamo interiorizzato, assimilando non tanto il tono della persona in questione ma piuttosto le sue parole, i concetti utilizzati o talvolta anche i suoi comportamenti. Li abbiamo fatti nostri e sono diventati quello che in gergo si chiama 'Super-Io', ovvero la parte di noi più normativa, quella che ci dà le regole su come muoverci in questo mondo, quella che ci sgrida, quella che ci mette in riga, quella che ci dice che cosa va bene e cosa non.

Tu non sei questa voce

Prima prendiamo consapevolezza che questa voce non è la nostra o, meglio ancora, che noi non siamo questa voce, prima riusciamo a prenderne le distanze e salvaguardare così la nostra autostima. 

Questo però non deve avvenire con lo scopo di puntare il dito verso la o le persone che hanno contribuito a creare questa voce; chiaramente lui o lei si è comportato in un certo modo con la volontà di educarci e di fare in modo che crescessimo bene. Il punto della questione è piuttosto quello di rendersi conto che, se continui a dare ascolto alla radiolina che ti ripete che non sei capace, che non ce la farai mai, che sei proprio una scema o che sei una fallita, secondo te come ti sentirai? E soprattutto, che tipo di risultati otterrai?

Dare retta ai nostri pensieri più critici non può che farci sentire abbattute, sfiduciate e frustrate, e pertanto ci rende protagoniste di una terribile profezia auto-avverante. Queste emozioni demotivanti influiscono infatti sulle azioni che compiamo, portandoci a conseguire risultati che raramente sono all’altezza delle nostre aspettative e che quindi confermano i nostri pensieri iniziali, indebolendo la nostra autostima.

Immagina ad esempio di dover fare una presentazione in pubblico. Se continui a giudicare il tuo aspetto fisico e a pensare di non essere all’altezza, come ti comporterai in quella situazione? Trasmetterai delle vibrazioni attrattive, oppure apparirai impaurita e timorosa? Di conseguenza, avrai successo? Oppure rimarrai delusa dalla tua performance, e penserai di aver avuto ragione fin dall’inizio?

Chi può venirti in aiuto

Ora probabilmente ti starai chiedendo come poter spezzare questo circolo vizioso. Puoi farlo coltivando un’altra voce che contraddica la voce del critico interiore, una voce che appartenga a quella che potremmo chiamare la tua “cheerleader interiore”.

La cheerleader interiore è tutto l’opposto del critico interiore. Se da un lato il critico è sempre lì che ti giudica e ti condanna, dall’altro la cheerleader ti accetta completamente per come sei ed è sempre dalla tua parte, qualunque cosa tu faccia. Anche e soprattutto quando sbagli o non riesci, lei ti rassicura che ce la farai e ti incoraggia a riprovarci.

La buona notizia è che tutte noi abbiamo questa cheerleader interiore, perché possiamo creare questa voce consapevolmente, alimentando la sua presenza e prestandole sempre più attenzione.

Passiamo alla pratica

È chiaro che se oggi è la prima volta che senti parlare di questa cheerleader interiore, inizialmente la sua voce potrà sembrarti più bassa e flebile rispetto a quella del critico interiore, che invece è lì con te da anni e anni ormai. È proprio come se lei fosse appena nata e stesse imparando a parlare e a interagire con te.

Perciò è necessario capire quali sono i passaggi da compiere per darle manforte, così che lei riesca a rendere sempre più inefficace la tua voce critica, che pian piano inizierà ad attenuarsi e a zittirsi.

1. Prestare attenzione

Il primo passo fondamentale probabilmente lo conosci già. Dobbiamo renderci conto, attraverso la pratica della consapevolezza, che noi non siamo i nostri pensieri e che questi non ci definiscono.

Un modo per farlo, ad esempio, può essere mettendo una sveglia in diversi orari della giornata, così da compiere una serie di check-in con te stessa in cui poter semplicemente prestare attenzione a cosa stai pensando in quel momento, a cosa ti stai dicendo, e magari metterlo per iscritto.

È in quei momenti che puoi capire se il pensiero che stai avendo ti è utile, oppure se è il critico interiore che parla, parla, parla. E più lo farai, più ti verrà spontaneo farlo durante il giorno, senza più ricorrere all’utilizzo della sveglia.

2. Interrompere il dialogo interno negativo

Poi, se ti sei resa conto che il tuo dialogo interno negativo è in atto, il secondo passaggio è quello di interrompere questa voce, utilizzando diversi modi.

Molto semplicemente potresti dire “Basta, smettila!”, come se si trattasse proprio di qualcuno che continua a darti fastidio. Oppure puoi usare la frasetta magica “Cancella, cancella, cancella”, simulando anche un gesto catartico con la mano. O ancora, se senti di esserci dentro fino al collo in questo turbinio di pensieri, puoi impegnarti a pensare a cosa hai mangiato negli scorsi giorni andando a ritroso, sforzando così la tua mente a distogliere l’attenzione.

3. Sostituirlo con la cheerleader interiore

Adesso che sei riuscita a interrompere quel pensiero negativo, il terzo passaggio è appunto quello di sostituire la voce del critico interiore con la voce della cheerleader interiore che ti rivolge parole di incoraggiamento.

Come ti dicevo, all’inizio non sarà così semplice, ma man mano che ti prenderai cura di questa parte di te, la tua cheerleader interiore crescerà e darle ascolto diventerà sempre più naturale.

Se però ti riuscirà difficile all’inizio, tieni a mente che puoi sempre usare delle frasi ponte che ti aiuteranno ad avvicinarti al pensiero che vorresti avere, anche se al momento non ci credi del tutto. Invece di dirti che sei bravissima, in gambissima, fortissima, ad esempio, potresti dirti che stai imparando a sentirti in gamba, che ti stai aprendo alla possibilità di essere capace o che un giorno ti sentirai pienamente fiduciosa in te. In questo modo la tua mente non potrà rifiutare questo pensiero, perché è vero, è qualcosa che sta accadendo realmente.

Oppure, puoi creare anche una semplice affermazione, una sorta di frase jolly che senti tua e che ti dia un rinforzo positivo in quei momenti, come “No tranquilla, va bene così.”

4. Ripetere quotidianamente 

Dato che coltivare l’autostima è prima di tutto una pratica quotidiana, il quarto passaggio - quello che generalmente molte persone sottovalutano - è la ripetizione.

È importante sapere che durante questo percorso ci potranno essere delle ricadute, ci potranno essere dei momenti in cui il tuo critico interiore avrà la meglio. Tuttavia, se continuerai ad accudire la tua cheerleader interiore con costanza e determinazione, questa crescerà sempre di più, venendo in tuo aiuto ogni qualvolta ne avrai bisogno.

5. Compiere le azioni

Ultimo, ma non per importanza, troviamo il quinto passaggio fondamentale: compiere le azioni, un passo alla volta.

Possiamo stare qui a lavorare nella nostra mente quanto vogliamo, se poi però non passiamo all’azione e non ci mettiamo in gioco, non otterremo mai dei risultati concreti.

Allora pensa a quella cosa che ti spaventa, suddividila in step più piccoli e vai per gradi, perché rinforzare la propria autostima consiste anche in questo!

Cosa ti senti in grado di fare oggi? E domani? Vedrai che compiere un passo coraggioso al giorno ti darà la forza, l’energia e la motivazione per andare avanti sempre più sicura di te e delle tue capacità.


E il tuo rapporto con l'autostima com'è? Parliamone insieme nel gruppo Facebook di crescita personale e spirituale al femminile Shine Your Light!

Se invece sei interessata a scoprire di più sui percorsi di certificazione per diventare coach, trovi tutto quello che devi sapere qui. Oppure divertiti a scoprire se il coaching è la strada giusta per te con il LUNA QUIZ.

Poi ricorda: tu hai valore soltanto perché esisti. Quindi continua ad amarti e a rispettarti, indipendentemente da tutto il resto.

Paura di sbagliare? Ecco come riuscire a sbloccarti!

Immagina quanto potremmo realizzare nelle nostre vite se di fronte a scelte importanti, ostacoli o nuovi progetti riuscissimo a persistere, senza gettare la spugna di fronte ai possibili rischi legati alle nostre decisioni.

E ancora, immagina quanto ci potremmo sentire libere e coraggiose, e quanto potremmo crescere e imparare, se riuscissimo a rinunciare all’ambizione della perfezione e ci dessimo il permesso di commettere degli errori.

Ciò nonostante, ancora molte di noi vivono nel timore continuo di fare la scelta sbagliata e stroncano sul nascere i propri sogni e il proprio potenziale perché spaventate dalla paura di sbagliare e di rimanere deluse.

Un’autostima incolta, il perfezionismo, la necessità di controllo, il timore del giudizio ecc. ecc.; alla base di questo atteggiamento possono esserci svariate motivazioni, che non di rado hanno origine durante la nostra infanzia o nel contesto culturale in cui siamo cresciute.

Magari nella tua famiglia o nella scuola che hai frequentato semplici errori assumevano dimensioni sproporzionate. Oppure sei stata abituata a chiuderti nella tua zona di comfort, aprendoti esclusivamente a esperienze in cui hai la garanzia di riuscire senza grandi problemi.

Qualunque sia lo scenario, se ti sei resa conto di essere esageratamente autocritica o di esserti spesso lasciata frenare dalla paura di sbagliare, questo articolo fa al caso tuo. Scopriremo insieme cosa può aiutare te (o una cliente) a esercitare la preziosa capacità di perdonare i propri errori e mettersi pienamente in gioco.


Considerare gli errori come opportunità di apprendimento

“Sbagliando si impara” è un detto che probabilmente abbiamo sentito e pronunciato tutte più volte. Eppure, la maggior parte delle persone continua ad attribuire agli errori una valenza negativa.

Certo, commettere un errore può generare disagio, sofferenza, senso di colpa. È necessario però acquisire una prospettiva diversa: bisogna imparare a considerare gli sbagli come episodi normali, umani, e soprattutto come elementi necessari per il proprio apprendimento e la propria crescita.

Qualsiasi capacità, infatti, richiede un variabile numero di errori e correzioni prima di essere appresa e padroneggiata. E qualsiasi progresso può essere costellato da imprevisti e insegnamenti vari prima di manifestarsi e arricchire la nostra realtà.

Vivere senza commettere alcun errore, in sostanza, non è solo impossibile, ma non sarebbe neanche utile. Sbagliare è una parte importante del percorso individuale di ognuna di noi. Questo percorso raramente assomiglia ad una linea retta da seguire, ma piuttosto ad un’innumerevole serie di alti e bassi.

Perciò, bisogna prendere atto del fatto che riuscire nella propria vita, nonché sentirsi realizzate, non è altro che una questione di accettare il rischio di inciampare e fare passi falsi. Solo in questo modo è possibile creare la resilienza per rialzarsi e proseguire con una sempre maggiore consapevolezza.

Distinguere l’errore dalla propria persona

Se stai leggendo questo articolo è probabile che anche tu sia sempre stata molto esigente nei tuoi confronti, proprio come me. Quando a scuola i miei compagni puntavano alla sufficienza, io puntavo al massimo. Per me c’era solo “o faccio il top o non valgo niente.”

Di fatto, quando commettiamo un errore è molto comune pensare che quella specifica situazione dica qualcosa della nostra persona. Invece, non c’è niente di più sbagliato!

I nostri errori non hanno niente a che fare con le nostre caratteristiche personali. Essi non ci definiscono e non determinano di certo il nostro valore. Come abbiamo detto, capita a tutti di sbagliare. E quando questo succede non significa che valiamo meno o che non siamo abbastanza capaci. Indica semplicemente che abbiamo fatto un errore, nulla di più.

Allora possiamo prendere nota di ciò che non è andato come avremmo voluto e fare in modo di fare meglio in futuro. Possiamo rimediare se per caso abbiamo ferito qualcuno e fare attenzione affinché non ricapiti.

Concedersi il permesso di essere autentiche

Durante il mio percorso professionale sono state parecchie le volte in cui mi sono arrabbiata con me stessa per uno stupido errore di battitura. E altrettante le volte in cui mi sono rimproverata per giorni, a causa di una virgola fuori posto. Senza poi contare tutte le volte che mi sono tormentata perché le cose non erano perfette come le volevo io.

Grazie al coaching e alla pratica della mindfulness, ho preso consapevolezza di queste dinamiche interiori. Ho riconosciuto che avevo paura della disapprovazione altrui, ma non solo! Temevo maggiormente il giudizio più rigido e doloroso di tutti - quello espresso dal mio critico interiore.

Ho iniziato quindi a fare pace con me stessa. Invece di costringermi a diventare “chi credevo di dover essere”, mi sono concessa il permesso di essere chi sono, accettando le mie imperfezioni, riconoscendo le mie risorse e creando amore ed empatia nei miei confronti.

Come spiega anche la meravigliosa ricercatrice americana Brené Brown, essere e mostrarti nella tua autenticità è senza dubbio la decisione migliore che tu possa prendere. Questo consiste nel coltivare il coraggio di essere imperfetta, abbracciare la tua vulnerabilità e praticare la compassione che viene dal sapere che, nonostante tutto, tu sei comunque abbastanza.


Sì, in definitiva avere paura può essere certamente invalidante. Ma riconoscere di avere qualsiasi tipo di paura, e accettare che sia presente, è il primo passo per rimetterti al centro del tuo percorso e lavorare sulla capacità di rispondere agli eventi indesiderati con comprensione verso te stessa e fiducia in quello che accadrà.

Come gestire un conflitto: la soluzione è dentro di te

Qualche tempo fa una mia cliente si stava lamentando con me del comportamento di una sua amica. Tra di loro c’era stato un brutto battibecco e da quel momento lei aveva deciso di interrompere ogni contatto.

Tuttavia, nonostante fossero già passati diversi mesi da quell’episodio, la mia cliente si trovava regolarmente a rimuginare su quanto accaduto e si rodeva il fegato dalla rabbia. Ogni tanto, ci perdeva addirittura il sonno!

A nulla erano servite le parole delle altre sue amiche che le suggerivano di metterci una pietra sopra e di non pensarci più. Così come erano stati inefficaci i commenti di quelle che si “schieravano” dalla sua parte, sparlando male dell’altra persona.

Nella vita di tutti i giorni può succedere di imbattersi in questo tipo di conflitti con le persone con cui ci confrontiamo, specialmente se con queste persone abbiamo un rapporto emotivamente significativo. Si tratta di situazioni che emergono quando le due parti (o più) hanno obiettivi, bisogni, desideri o punti di vista diversi su una questione, e le aspettative che ogni parte riversa sull’altra vengono deludentemente disattese.

Se si vuole uscire da un conflitto interpersonale è necessario spostare il proprio punto di vista ad un livello nuovo, introspettivo, superiore. Bisogna abbandonare gli schemi di pensiero che non sono più in grado di aiutarci e imparare che la soluzione alle difficoltà che viviamo risiede dentro di noi; dobbiamo solo guardarci dentro e trovarla.

Quando gestito in un ambiente sano e sicuro, il conflitto può diventare uno strumento utile per smuovere dinamiche interiori importanti e far emergere nuove e preziose risorse. Ecco allora alcuni aspetti che puoi esplorare con la tua cliente durante una sessione di coaching, nel caso in cui lei si trovasse in questa situazione infelice.


1. Che tipo di emozioni stai provando in questo momento?

La prima cosa da fare è guidare la tua cliente a capire quali emozioni sono entrate in gioco. È probabile che lei si senta arrabbiata, ferita, delusa, ma ancora non sia riuscita a fare chiarezza su quello che sta provando.

Mettiamo caso che lei stia provando rabbia. Solitamente la rabbia è indice di una valore calpestato e/o di un bisogno insoddisfatto. Allora invitala a riflettere su questo: di quale bisogno si tratta? Come avrebbe desiderato esprimerlo? Come avrebbe voluto sentirsi considerata?

Quando riconosciamo un’emozione, ci concediamo il permesso di comprenderla profondamente. In questo modo, accettiamo quello che sta avvenendo e sarà quindi più facile metabolizzarlo e infine lasciarlo andare.

2. Quali pensieri stanno generando queste emozioni?

A questo punto è il momento di identificare quali sono i pensieri che stanno generando le emozioni provate dalla tua cliente, poiché non sono le circostanze in cui ci troviamo a generare le nostre emozioni, ma la nostra personale interpretazione dei fatti.

Difatti, ciò che accade nel mondo esterno sono avvenimenti neutri che di per sé non sono né belli né brutti. A questi avvenimenti, però, noi tendiamo ad attribuire dei pensieri o delle convinzioni limitanti che generano in noi delle emozioni dolorose e ci portano a compiere delle azioni poco utili per la nostra vita.

Allora, invita la tua cliente a riflettere sui pensieri che sta avendo riguardo il conflitto accaduto. Sono proprio loro la causa di quello che sta provando tuttora.

3. Quale ferita interiore stai proiettando sull’altro?

Anche se a prima vista i pensieri che generiamo possono sembrare legittimi, spesso questi non corrispondono alla realtà. Senza che ce ne rendiamo conto, proiettiamo sugli altri le nostre ombre, perpetuiamo le nostre ferite nascoste oppure ci facciamo guidare da un’idea del tutto utopistica di ciò che crediamo la situazione debba essere, provando sofferenza nel momento in cui il reale e l’ideale non coincidono.

Pertanto, il conflitto che la tua cliente sta vivendo costituisce un’occasione preziosa per approfondire la conoscenza di se stessa e comprendere i suoi bisogni e desideri più profondi, ovvero quella parte di lei che necessita di cure e che è in cerca di attenzione e rassicurazione sul fatto che è al sicuro.

4. Focalizzati sulla tua zona di potere e lascia andare il resto

Una volta che tu e la tua cliente avrete riflettuto insieme su queste questioni, la realtà dei fatti diventerà “magicamente” più facile da accettare.

Attenzione! Ciò non significa rassegnarsi, ma prendere consapevolezza che l’unica cosa su cui abbiamo il controllo e che possiamo cambiare siamo noi stessi e la nostra percezione delle cose.

Quando spostiamo il focus sulla nostra zona di potere, iniziamo ad accettare gli altri - la nostra amica, il nostro partner, i nostri genitori, ecc. - esattamente come sono, in tutte le loro naturali imperfezioni. La tensione inizia così a sciogliersi pian piano, lasciando spazio all'empatia, alla compassione e alla comprensione.


La chiave della gestione di un conflitto è quindi cominciare da se stessi, per rendersi conto che le situazioni conflittuali che ci oppongono agli altri sono solo conseguenze di situazioni conflittuali presenti dentro di noi, nella nostra Essenza. La scoperta, la riflessione e la guarigione di questi aspetti interiori è proprio ciò che avviene in un percorso di coaching, di cui puoi scoprire di più qui.

La sindrome della crocerossina: cosa è e come uscirne

Quando ho scelto di diventare coach, ero spinta dal forte desiderio di crescere come persona e di aiutare gli altri a raggiungere i propri obiettivi, a migliorare la propria vita, ad essere più felici e soddisfatti. Perciò, ero disponibile a supportare tutti, facendomi in quattro di continuo… spesso anche a mio discapito.

Pensavo (erroneamente) che fosse lodevole comportarmi così, che questo significasse essere una "brava persona": una persona sempre presente e pronta ad aiutare, sempre con la giusta parola per alleviare i dolori altrui.

Lavorando su di me, ho poi scoperto la verità. Mi sono resa conto che i comportamenti che avevo messo in atto non erano che una manifestazione di un bisogno eccessivo di dare all’altro, così da poter ricevere indietro amore e approvazione.

Immagino che tu abbia capito di cosa sto parlando. Mi riferisco alla "sindrome di Wendy" (o meglio conosciuta come la sindrome della crocerossina), vale a dire la condizione in cui metti te stessa all'ultimo posto, pur di poter soddisfare i bisogni altrui per sentirti accettata e apprezzata.

Questa è una delle trappole più pericolose in cui cadono spesso i coach e le altre figure dedite alla relazione d'aiuto. È un atteggiamento comune che a lungo andare ha delle ripercussioni terribili sia su te stessa che su chi ti circonda.

Se senti di vestire i panni della crocerossina, è necessario trovare il modo per aiutare l’altro senza svalorizzarti, tenendo fede ai tuoi confini e preservando le tue energie. In questo articolo ti do qualche suggerimento su come poterlo fare.


Riscopri il tuo valore

Quando ti concentri solo su ciò che puoi dare agli altri, trascuri ciò che puoi chiedere per te stessa, ovvero i tuoi bisogni individuali.

Il rischio è quello di lavorare oltre al necessario, soddisfare richieste impossibili o eccedere nel dare sconti, accumulando così tanta rabbia e risentimento, da ritrovarti stanca, esaurita e infelice. Per non parlare poi del pericolo di sfogare la tua frustrazione interiore con il povero malcapitato di turno.

Inizia quindi a riappropriarti del tuo valore intrinseco. È il momento di riconoscere la tua individualità e coltivare la tua autostima, ascoltandoti in modo profondo e dandoti quello di cui hai bisogno.

Questo ti metterà nella condizione di volerti bene a priori, di definire i tuoi confini personali e professionali chiaramente, di stabilire i tuoi obiettivi e di sviluppare la consapevolezza che hai tutto quello che serve per essere felice e, soprattutto, per meritarlo.

Impara a ricevere

Se sei arrivata a leggere fino a questo punto, ti sarà capitato più volte. Da brava crocerossina, hai dato, dato e ancora dato, mettendoti all'ultimo posto. Magari credi anche di dover riuscire a fare tutto da sola e ti trovi spesso a dire “No grazie, ci penso io, ce la faccio!”, come se chiedere aiuto ti tolga la convinzione di essere forte o indipendente.

Probabilmente te ne sei già accorta. Questo atteggiamento è altamente controproducente. Ti sfinisce ed esaurisce le tue energie, impedendoti di manifestare la vita che desideri.

Allora è il momento di ricordarsi che è essenziale anche saper ricevere, e non solo dare. Devi rimetterti al centro delle tue priorità e aprirti ad accogliere con gioia il sostegno esterno di cui anche tu, in quanto essere umano, hai bisogno.

Quando ci concediamo la possibilità di ricevere qualsiasi cosa (un complimento, un regalo, un favore o un aiuto), riprendiamo il controllo del rapporto con noi stesse e con il nostro essere, e creiamo un equilibrio interiore che ci permette di istaurare relazioni più sane e abbondanti.

Così facendo, da crocerossine ci trasformiamo in persone felici, in coach capaci di supportare al meglio anche agli altri.

Allenati a dire di no

Quante volte volevi dire di no e invece, alla fine, hai detto di sì? Salvo poi pentirti della decisione presa e arrabbiarti con te stessa, perché lo hai fatto di nuovo: hai detto "sì" quando dentro di te ogni cellula del tuo corpo urlava "NO"!

Le cose devono cambiare, perché ogni volta che dici di sì a qualcosa, stai dicendo di no a qualcos'altro. E la maggior parte delle volte la persona a cui stai dicendo di no sei proprio tu.

Ogni volta che acconsenti senza volerlo davvero, infatti, con molta probabilità stai negando a te stessa un tuo bisogno personale. Viceversa, rifiutare coloro e le attività che rubano il tuo tempo e drenano la tua energia significa scegliere te stessa e la tua attività.

Ricorda che le nostre risorse sono limitate. Ecco perché è importante selezionare con cura a cosa dire di sì e a cosa dire di no.

Se qualcuno ti chiede un favore indesiderato, o un cliente ti domanda uno sconto che non vuoi concedere, rispondi in maniera gentile ma ferma, senza adottare scuse. Non sei obbligata a dire di sì alle richieste degli altri, soprattutto se accetteresti perché ti senti in colpa o perché hai paura di ferire l’altra persona.

Tieni sempre a mente cosa è importante per te e, come abbiamo detto fino ad ora, impara a rispettarti di più e a scegliere per te stessa. È una decisione SANA, non egoista.


Vuoi raccontarmi della tua esperienza con la sindrome della crocerossina? Raggiungimi su Facebook, nel gruppo Facebook di crescita personale e spirituale al femminile Shine Your Light

Se invece ti interessa il coaching e ti piacerebbe diventare coach, scopri di più sul percorso di certificazione.

Infine, ma non da ultimo, ti consiglio di dare un'occhiata anche a Vivi i tuoi sogni, un fantastico corso gratuito di auto-coaching che ti aiuta a riappropriarti del tuo grande potenziale e a ritrovare la chiarezza per raggiungere ciò che desideri davvero.

Emozioni negative: impara ad accoglierle e a trasformarle

Accogliere le emozioni negative

Quando ho scelto di diventare coach, non pensavo che durante questo processo avrei iniziato a fare la conoscenza delle emozioni.

Credevo che il coaching fosse legato alle frasi motivazionali, al pensiero positivo, al vedere il lato bello delle cose, al mettersi in atto per realizzare il proprio potenziale. E nonostante alcuni di questi aspetti possano effettivamente entrare in gioco durante una sessione, uno dei lavori più importanti che un coach possa svolgere è quello di entrare in contatto con le proprie emozioni e quelle del cliente. Soprattutto le cosiddette emozioni “negative”.

Perché accogliere le emozioni sia di vitale importanza nel coaching lo vedremo insieme in questo articolo. Scoprirai anche un esercizio rivelatore per aiutare le tue clienti a rapportarsi con le loro emozioni.


Innanzitutto, è bene mettere in chiaro una cosa. Nonostante spesso si ritenga il contrario, non esistono emozioni negative, ma solo emozioni utili.

Le emozioni sono una forma di energia potente e complessa con cui noi rispondiamo alle varie vicende della vita. E queste spesso fungono da indicatori o spia d’allarme per comunicarci un’informazione, un messaggio, per noi molto importante.

Purtroppo, però, cresciamo condizionati dall'idea che certe emozioni debbano essere respinte. Perché arrabbiarsi non va bene, la paura è qualcosa da scacciare a tutti i costi e la tristezza può essere accettabile, soprattutto per noi donne, ma solo se in privato e senza troppo clamore.

Così, ci abituiamo a soffocare ciò che proviamo. E rischiamo di agire senza alcuna consapevolezza di che cosa ci spinge a comportarci in quel determinato modo. Tanto che avremmo quasi bisogno di un corso di alfabetizzazione emotiva per capire come stiamo, per davvero.

Ecco allora che quando all'interno di una sessione di coaching crei uno spazio sacro dove la cliente può esprimere totalmente sé stessa, senza timore di dover rispettare le “regole sociali”, senza sentirsi in dovere di apparire controllata, senza il peso di comportarsi da brava ragazza, molte emozioni relegate in profondità possono finalmente uscire alla luce, lasciando andare la loro morsa dolorosa, ed esternando il loro significato autentico.

Ovviamente, questo è possibile solo quando la coach stessa è aperta a entrare in contatto con le proprie emozioni e con quelle della cliente. Senza soffocarle, ma imparando ad accoglierle in maniera sicura e protetta.

Allora, quando una cliente arriva da te e ti dice di provare ansia, paura, tristezza, rabbia o frustrazione, come prima cosa invitala a porre l’attenzione sul suo corpo. Chiedile cosa sta provando in quel momento e dove lo sta sentendo.

Poi guidala a dare un'identità a questa sensazione, domandandole ad esempio:

Di che forma è? Che temperatura ha? Quale colore le attribueresti? Quanto è grande?

Aiutala a rimanere nel presente e nel corpo, ascoltando la sua sensazione e lasciando che questa possa esprimere il suo messaggio finché la sua presa non si affievolisce.

Non siamo soliti a farlo. Ma più diamo ascolto alle nostre emozioni e lasciamo che ci parlino, più impariamo ad accoglierle senza giudizio e a conviverci.

Certo, talvolta è più facile a dirsi che a farsi. Ci vuole tanto coraggio per sentire un’emozione, come anche tanta pazienza, compassione ed empatia verso noi stesse e la nostra storia.

Tuttavia, accedere a ciò che le nostre emozioni hanno da dirci è la più grande fonte di saggezza e conoscenza su chi siamo e cosa vogliamo davvero.

Sii quindi disposta ad esplorarle, creando uno spazio di apertura nel quale le tue clienti possano confrontarsi con le proprie emozioni e ad avere fiducia nel loro prezioso messaggio.


Il tuo rapporto con le emozioni com'è? Ti permetti di viverle in maniera libera e genuina? Vieni a raccontarmelo nel gruppo Shine your Light su Facebook. Ti aspetto!

E se vuoi aiutare le persone ad ascoltare la voce della propria anima e a seguire il proprio cuore, scopri come, nel percorso di certificazione per diventare coach.