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La pratica #1 per gestire le emozioni (anche quelle difficili)

07 Giugno 2021
La pratica #1 per imparare a stare con le emozioni

Quando vogliamo manifestare qualcosa nella nostra vita, ma ci sentiamo bloccati, spesso è perché ci sono delle emozioni da gestire che “sono d’intralcio” e non ci permettono di realizzare i nostri obiettivi.

Se non prendiamo consapevolezza delle nostre emozioni e affrontiamo le cose solo in maniera razionale, a livello di testa, sarà difficile riuscire a sbloccarsi e risolvere il problema. Dobbiamo passare anche per il cuore, il nostro centro emozionale.

In questo articolo esploriamo insieme come riuscire a stare con le emozioni e dialogare con esse, attraverso una pratica di ascolto emotivo che viene insegnata e sperimentata in LUNA Scuola di Coaching per l’Anima.


Il primo passo per lavorare con le proprie emozioni è iniziare ad ascoltare cosa accade dentro di noi quando le proviamo. Può sembrare banale, ma in realtà è qualcosa che non facciamo quasi mai. Nessuno ce lo ha mai insegnato.

Fin da quando siamo bambini, capita più spesso che le persone intorno a noi ci dicano di smettere di provare una certa emozione, di piangere, di essere tristi, di essere giù di morale e via dicendo. Quindi impariamo, anche per via dell’educazione che riceviamo, a reprimere noi stessi.

Invece, le emozioni sono degli indicatori che si attivano quando hanno un messaggio importante da comunicarci. E specialmente in quei momenti in cui ci ritroviamo bloccati, in cui nonostante i ragionamenti logici non riusciamo più ad andare avanti, diventa ancora più utile entrare in connessione con le proprie emozioni.

Allenare il “muscolo dell’emozione”

Non sempre ce ne rendiamo conto, ma con le emozioni ci abbiamo sempre a che fare. Anche quando desideriamo raggiungere un obiettivo, in realtà, noi vogliamo ottenerlo per provare l’emozione che crediamo che quel determinato obiettivo ci farà sentire. Allo stesso modo, quando noi temiamo degli eventi in particolare, non abbiamo timore della situazione di per sé, ma ci spaventa l’emozione che potremmo provare se quell’evento si verificasse davvero.

Dunque, cosa succederebbe se adesso, in questo momento, tu imparassi a provare proprio quell’emozione che ti fa così tanto paura o che solitamente cerchi di evitare a tutti i costi? Cosa succederebbe se la sperimentassi in uno spazio sicuro e protetto? Ti accorgeresti che l’emozione non ha altro che un inizio, un picco dove si manifesta e poi un punto finale di dissolvimento.

Le emozioni, infatti, sono e-motions, ovvero energie in movimento all’interno del nostro corpo il cui sviluppo non dura più di 90 secondi. Se siamo in grado di restare in ascolto di queste emozioni, fino in fondo, esse fanno il loro corso e lasciano la presa prima di quanto possiamo immaginare.

Nessuno nasce campione o campionessa in emozioni, questo è certo. Tuttavia è una capacità che ognuno di noi può sviluppare con la pratica. Più alleni il “muscolo dell’emozione”, più questo diventa capace di sperimentare le emozioni, provare quello che c’è e poi lasciarlo andare, senza troppi scombussolamenti.

Compassione verso se stessi

Prima di passare alla pratica vera e propria di come farlo, c’è una premessa da fare. È importante che questo processo di ascolto e interazione con le emozioni venga fatto senza giudizio, quindi lasciando da parte pensieri del tipo:

Non dovrei sentirmi così.

Dovrei stare diversamente.

Dato che ci ho già lavorato su, dovrei essere in grado di gestirlo, perché non è così?

Le emozioni fanno parte dell’esperienza umana e pertanto richiedono da parte nostra una grande compassione ed empatia nei nostri confronti. Può sempre capitare che un’emozione emerga, non possiamo prescindere da esse. Ogni volta che provi quello che provi, ricorda che è ok provarlo. 

Inoltre, come dicevamo, le emozioni sono state progettate con lo scopo di salvaguardare la nostra esistenza, di darci degli avvertimenti utili per la nostra vita. Quando le osserviamo, interagiamo con loro e prendiamo consapevolezza di questi segnali, esse si affievoliscono proprio perché hanno finalmente assolto il loro compito.

Dialogare con le emozioni

Esistono diversi modi per comunicare con le proprie emozioni. Quello che ti propongo oggi è un metodo che prende il nome dall’acronimo “RAIN” ed è stato proposto e divulgato in occidente da Tara Brach, psicologa e insegnante di meditazione.

Puoi praticare la tecnica sia su te stessa che con i tuoi clienti attuali e/o futuri. Ti aiuta ad avere una struttura di riferimento, degli step semplici ed efficaci da seguire anche in maniera flessibile e personalizzata.

Per iniziare l’attività pratica siedi (o fai sedere il tuo cliente) in silenzio. Chiudi gli occhi e fai qualche respiro. Richiama alla tua mente una situazione in cui ti senti bloccata, che suscita in te una reazione difficile, come rabbia o paura, vergogna o disperazione.

Dedica qualche momento a sentire l’esperienza, visualizzando la scena, ricordando le parole pronunciate, percependo i momenti più faticosi. Poi sperimenta i seguenti passaggi.

1. R come Riconoscere

In primo luogo, prendi consapevolezza del fatto che qualcosa sta accadendo dentro di te. Stai in ascolto e accorgiti che stai provando un’emozione, anche se non sai ancora quale sia.

Molto spesso le persone cercano di ignorare le proprie emozioni. Sentono qualcosa, ma fanno finta di niente, perché magari si convincono di essere più “forti” se non lo provano, oppure si creano un’aspettativa irreale di dover essere sempre tutti d’un pezzo.

Mentre rifletti sulla situazione in questione, chiediti semplicemente:

Che cosa sta accadendo in me adesso?

Sto provando un’emozione?

Quali sono le sensazioni che sento?

È possibile che tu non riesca a darti subito una risposta. In questa fase non è importante analizzare o sapere esattamente cosa stai provando. Va bene anche non capire cosa sta accadendo, però riconoscere che c’è qualcosa che sta avendo luogo, come una sensazione di fastidio, di costrizione o di pesantezza.

2. A come Accettare/Accogliere

Il secondo passaggio è l’accettazione che tutta questa esperienza sta accadendo. Invece di zittire, ignorare o combattere quello che c’è, “arrenditi” al fatto che stai provando un’emozione, e che è ok provarla.

Trova in te la volontà di fermarti e accettare che in questi momenti “ciò che è… è”, senza alcun giudizio né tentativo di cambiare o controllare la sensazione.

Puoi sussurrare mentalmente “Sì, lascio che sia”, oppure porti domande come:

(Anche se non mi piace), posso accettare che sto provando un’emozione?

Posso accettare che non vorrei provare l’emozione, ma la sto provando?

Se dovesse capitarti di sentire dentro di te che la risposta è “No, non voglio accettare questa emozione”, va bene anche così. In quel caso puoi riconoscere che stai provando un’emozione che non ti piace e che vorresti non provare. Magari oggi non sei pronta ad accogliere ciò che senti, ma andando per gradi e lavorandoci sopra, ce la farai.

3. I come Indagare

1. Cosa senti e dove

Ora è il momento di osservare l’esperienza che stai vivendo con un’attenzione interessata e gentile, curiosa di conoscere più da vicino ciò che stai provando e dove lo stai provando nel tuo corpo.

Attenzione, però. Questa indagine non deve avvenire attraverso la mente cognitiva e il ragionamento logico, bensì ha luogo grazie all’ascolto del corpo e delle sensazioni che provi. Quindi continua a sentire, invece di pensare.

Le seguenti domande possono aiutarti:

Qual è l’emozione che sto provando?

In quale parte del corpo si localizza?

Come la percepisco nel mio corpo? (Es. stretta, bruciore, calore, freddo, peso, colore, ecc.)

Può darsi che tu non sappia che nome dare all’emozione che stai provando, ma puoi provarci. Man mano che svolgerai questa pratica, ti alfabetizzerai sempre di più alle emozioni e imparerai a distinguerle con più chiarezza.

Cerca di descrivere le caratteristiche di ciò che senti, immaginando che sia qualcosa che puoi vedere e toccare. Rimani in connessione di questa percezione, così che una volta che l’avrai localizzata nel corpo, il passo successivo sarà portare alla luce ciò che ti spaventa.

2. Esplora ciò che ti spaventa

Sapendo che sei in un luogo protetto e sei in grado di sopportare ciò che emergerà, chiediti:

Che cosa è l’aspetto peggiore di questa situazione?

Ho già provato questa emozione in passato? Quando?

Di che cosa ho paura? Qual è la convinzione in cui credo?

L’abbiamo detto prima, solitamente evitiamo certe situazioni perché abbiamo paura di provare l’emozione che potremmo provare se quella situazione avvenisse. Quindi qual è l’emozione di cui hai paura in questo caso? Invece di evitarla, guardala in faccia. La paura è un’emozione naturale e puoi ammettere di provarla.

Ricorda che se in qualsiasi momento l’emozione che stai esplorando diventasse troppo da gestire, puoi sempre riportare il focus sulla sedia su cui ti trovi, sentendo proprio il contatto fisico con la seduta, e smettere l’esercizio.

3. Indaga ciò di cui hai bisogno

Una volta che avrai portato in superficie quello che temi, ecco che puoi instaurare una comunicazione con questa parte di te e notare che cosa emerge, che cosa ti dice, che cosa vuole, di cosa ha bisogno.

Le domande che puoi porti sono:

Se la parte ferita e più vulnerabile di me potesse comunicare, che cosa direbbe?

Che cosa vuole comunicarmi questa parte di me?

Di che cosa ha più bisogno (da me)?

Questa parte che ti parla è la tua bambina interiore, è quella parte più infantile di te che è ferita perché ha introiettato delle situazioni difficili del passato e quindi è lì, impaurita, che ha bisogno di te.

4. N come Nutrire

Capito ciò di cui hai bisogno, puoi cominciare a dare a te stessa, alla tua bambina interiore, ciò che necessita, attingendo alla parte più saggia e compassionevole del tuo essere, a quella fonte di amore e di presenza che è dentro ognuno di noi.

Metti una mano su quella parte e dille quello che ha bisogno di sentirsi dire. Falla sentire amata, nutrita e al sicuro. Accarezzala, abbracciala, dalle conforto. Puoi anche immaginare che dalle tue mani esca una luce tenue e luminosa che si espande dentro di te.

Quello di cui abbiamo bisogno è quasi sempre legato all’amore, al fatto di essere visti e accettati così come siamo. Non possiamo aspettarci che siano gli altri a darci queste cose, o che sia il risultato che otteniamo, l’ammirazione o l’approvazione dall’esterno, a farci sentire così, perché altrimenti dipenderemo sempre da altro. Dobbiamo essere noi, in primis, a darci questo nutrimento.

Questo processo si chiama re-parenting, proprio perché è come se diventassi il genitore di te stessa, dando alla tua bambina interiore quello di cui ha bisogno in quel momento. In questo modo, l’emozione difficile lentamente si dissolve e viene riempita dall’amore, dal calore e dall’affetto, facendo emergere nuove consapevolezze.

A questo punto puoi ringraziarti e pian piano, quando lo desideri, riprendi contatto con il tuo corpo. Muovi le mani e i piedi, stiracchiati un pochino e quando ti senti pronta, apri gli occhi e ritorna nel qui e ora.

Dopodiché, nota com’è cambiata la tua emozione ora che l’hai ascoltata. Nota come cambia la tua percezione della situazione in cui ti trovi, e il tuo pensiero riguardo quella circostanza.

È adesso, dopo aver attraversato l’emozione e colto il suo messaggio, che puoi andare oltre, agire diversamente e ottenere i risultati che desideri.


La dimensione dell’ascolto emotivo è uno degli elementi che differenzia il Programma di Certificazione di Coach LUNA (PCCL), accreditato dalla Federazione Internazionale di Coaching (ICF) come programma completo ACTP, dagli altri corsi di coaching, dove spesso le emozioni sono viste come cose da eliminare, non da integrare.

Se anche tu desideri diventare coach e imparare a sperimentare strumenti di questo genere, dai subito un’occhiata a LUNA Scuola di Coaching per l’Anima e iscriviti senza impegno alla lista d’attesa per la prossima edizione. Ti aspetto dall’altra parte!