
C’è parecchia confusione attorno alla professione del coach e al coaching stesso. In molti mi hanno chiesto cosa diavolo fosse esattamente.
Credo ci sia poca chiarezza perché la professione del coach è relativamente nuova. Non esiste (ancora) una definizione univoca da parte di chi pratica la professione stessa, è un mestiere poco regolamentato e – purtroppo – molte persone si avvalgono di questo titolo senza averne le competenze.
Se ti interessa il coaching e vuoi diventare coach, in questo articolo ti aiuto a fare chiarezza.
Le origini del coaching
Dal punto di vista etimologico, il termine “coach” deriva da Kocs, un villaggio ungherese che nel 15esimo secolo era noto per la produzione di carrozze di qualità. In inglese il termine “coach” significa letteralmente “carrozza, vagone, pullman”, quindi un mezzo per trasportare le persone da un posto a un altro.
Oggigiorno, quando si parla di “coach”, lo si fa spesso in riferimento all’ambito sportivo, dove il coach è l’allenatore della squadra e il suo compito principale è quello di condurre gli atleti alla vittoria.
Se applichiamo questo concetto alla vita personale o alla professione, diventa chiaro che un/a coach è colui/lei che aiuta la persona (“coachee”, o cliente) ad andare da un punto di partenza ad uno di arrivo, attraverso un processo per generare cambiamenti positivi e ottenere risultati.
Il coaching ha luogo in una relazione fra persone
La Federazione Internazionale di Coaching (ICF), l’organismo che raggruppa il maggior numero di coach al mondo (ne faccio parte anch’io), definisce il coaching come:
La relazione che si instaura con i clienti e che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione e consente di ottimizzare il loro potenziale professionale e personale
Tale definizione mette in risalto diversi importanti aspetti:
– Il coaching è una relazione, che avviene tra due persone: la coach e la cliente. Non é un rapporto unidirezionale e allo stesso tempo non é nemmeno un rapporto di amicizia qualunque.
– Il processo di coaching è creativo, non prescrittivo. Non si tratta di una serie di istruzioni predefinite da eseguire. Il coach non ti dice cosa fare, ti aiuta a trovare le tue risposte.
– Il coaching stimola la riflessione, prevalentemente attraverso l’uso di domande mirate che vanno a toccare i punti giusti e ti permettono di tirare fuori ciò che hai dentro.
– Il coaching ottimizza il potenziale delle persone, ciò significa che la cliente possiede già un potenziale di crescita, che costituisce la base su cui la coach va a lavorare. La cliente non è considerata una paziente con una malattia da curare, ma una persona con proprie conoscenze, capacità e abilità, che possono essere ulteriormente potenziate tramite il coaching.
Il coaching avviene attraverso una conversazione
Che cosa significa tutto ciò? Per metterla in termini più concreti, il coaching è una conversazione, o una serie di conversazioni, potenziante tra una persona (la coach) e un’altra (la coachee/cliente). Naturalmente questo è un modo molto semplicistico di definire il coaching, ma può aiutare a rendere l’idea di cosa accade durante una sessione di coaching.
La coach crea uno spazio di accoglienza dove guida la conversazione, ascoltando in profondità (sia il detto sia il non detto) e utilizzando opportune domande, scelte con l’intenzione di portare il cliente a nuove realizzazioni e consapevolezze, in relazione al suo percorso di apprendimento e obiettivo di sviluppo. Ciò NON significa dare dei consigli, bensì aiutare la persona nella scoperta delle risposte più utili ed efficaci per sé stessa.
Metaforicamente, il coach è un po’ come una torcia: ti aiuta a fare luce nel luogo in cui ti trovi, a vedere cose che erano sfuggite alla tua vista e a intravedere con maggiore chiarezza la via che desideri prendere, ma solo tu puoi scegliere dove andare e come farlo.
Oppure, pensa di trovarti davanti ad uno specchio che riflette la tua immagine. Una coach ti aiuta a vedere come sei fatta per davvero, ti mostra cose di te che non conoscevi, mette in luce le tue caratteristiche, senza alcun giudizio. Poi la scelta di cosa fare è tua.
Il coaching può avere diverse forme o applicazioni
Il coaching può prendere diverse forme e può essere applicato a diversi contesti. Ad esempio ci sono i life coach, i business coach, coach relazionali, coach spirituali, coach per la carriera, coach per la scrittura, coach per la produttività, coach per i quadri aziendali, coach per le donne espatriate, coach per la gestione delle finanze e molti altri ancora.
La scelta di specializzarsi su un ambito specifico è personale e non obbligatoria. Personalmente, all’inizio è utile cominciare a fare coaching con persone che hanno obiettivi diversi, per capire che cosa ti piace di più, dove puoi essere più efficace, quali ambiti ti motivano maggiormente.
Ad esempio, dopo diverse fasi di affinamento, mi sono accorta che a chiedere il mio aiuto erano sempre più altre coach e consulenti! Quindi pian piano ho iniziato a focalizzarmi sui loro problemi e su come potessi aiutarle in maniera concreta.
Oggi quindi lavoro prevalentemente con coach, counselor, consulenti, psicologhe, operatrici olistiche e altre figure nell’ambito della crescita personale, soprattutto donne. Le aiuto a far brillare appieno la propria luce e a nutrire la propria essenza.
In passato ho avuto clienti che volevano dimagrire, migliorare la propria relazione sentimentale, studiare meglio, avere più fiducia in sé stessi, ecc. ecc.. Seppure le abilità del coaching sono trasversali e applicabili a tutti i contesti, mi sono accorta che ad entusiasmarmi maggiormente è lavorare con altre persone che operano nella crescita personale e spirituale.
Perché scegliere il coaching?
Le persone che si rivolgono a un coach lo fanno perché desiderano cambiare qualcosa della propria vita. Cercano un cambiamento oppure hanno degli obiettivi importanti che vogliono raggiungere. Possono essere motivati da goal specifici, come scrivere un libro, avviare un’attività in proprio, avere un corpo più snello, ricevere una promozione, ecc. oppure vogliono “semplicemente” lavorare sui propri blocchi interiori, ottenere maggiore consapevolezza di sé stesse, sfruttare al meglio il proprio potenziale.
Possono desiderare di ottenere risultati migliori al lavoro, oppure vogliono sviluppare una nuova competenza professionale. O semplicemente desiderano un supporto per affrontare determinate sfide della propria vita personale.
Ogni tanto le persone cercano di più dalla vita – più serenità, più sicurezza, più risultati -, ogni tanto vogliono di meno – meno confusione, meno stress, meno pressione finanziaria. Possono essere spinte dall’insoddisfazione provata nella loro vita attuale e sanno di voler qualcosa di diverso (anche se talvolta non sanno ancora che cosa nello specifico).
In ogni caso, una relazione di coaching ha avvio perché la cliente desidera un risultato diverso ed è motivata personalmente a volerlo ottenere. Se una cliente intraprende un percorso di coaching perché obbligata da qualcun altro (ad esempio dal proprio superiore, dal management o dal proprio partner), è possibile che l’impegno e la motivazione non saranno altrettanto grandi.
Sottolineo un aspetto importante: non sempre le persone sanno che cosa sia il coaching e come possa aiutarle. Anzi, il più delle volte le persone NON cercano il coaching, ma cercano una soluzione ai loro problemi. Il coaching può costituire una delle possibili vie per soddisfare il loro bisogno.
E tu, hai mai pensato di diventare coach? Scopri se è la strada giusta per te con il LUNA QUIZ, e dà un’occhiata al percorso di certificazione.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul sito anh.coach
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