
Quali sono le tue passioni?
Molte persone fanno fatica a rispondere; c’è chi ne ha tante e chi, invece, non sa minimamente quali siano.
È innegabile che le passioni completano la nostra esistenza e averne più di una non fa che potenziare la nostra creatività, definisce le nostre abitudini e quindi il nostro carattere.
Eppure, talvolta, questa multi-potenzialità può creare confusione e frustrazione, perché, ad esempio, abbiamo difficoltà a orientarci verso un lavoro o una nicchia di mercato.
Pertanto, conoscere ciò che ci piace fare può aiutarci a capire dove vogliamo andare e cosa vogliamo ottenere dalla vita.
In questo modo, le nostre passioni diventano il carburante che ci consente di vivere una realtà che abbia un senso profondo per noi.
Dopo aver esplorato il benessere della donna, in questa intervista affrontiamo un nuovo argomento con un’altra delle straordinarie coach LUNA certificate.
Da “ho troppe passioni, non troverò mai un lavoro” a “ho creato il mio lavoro e aiuto le donne a fare altrettanto”: ecco il potere dell’integrazione, con Sara Santella.
Benvenuta Sara!
1. Ci racconti chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Sara e mi definisco una Nature Musa.
Per molto tempo ho avuto difficoltà a rispondere a questa domanda…nei miei anni su questa Terra ho messo insieme le competenze più disparate: dalla filosofia all’arte, dal coaching al counseling, dalle attività manuali e artigianali al sapere scientifico. Ma chi ero e cosa facevo era un mistero per me e, di conseguenza, anche per gli altri.
Facevo di tutto un po’, mi appassionavano molte cose e facevo fatica a definire me e il mio lavoro…ero un po’ come Balto, non è cane, non è lupo, sa solo ciò che non è.
Poi ho capito che tutto ciò che mi appassionava aveva dei fili conduttori: la cultura, il sapere, la Natura e la Bellezza. Da qui la possibilità di una definizione al di là delle etichette standard.
Oggi aiuto donne confuse con molte passioni che vogliono vivere una vita che le soddisfi attraverso un lavoro che sia uno strumento per realizzarla e per mostrare il loro potenziale. Nature Musa, quindi, proprio perché metto a disposizione tutti gli strumenti che ho accumulato per ispirare le donne a riconnettersi alla loro natura più vera e ancestrale così da diventare loro stesse le proprie muse ispiratrici e vivere una vita che è un’opera d’arte, togliendo, come nella scultura, tutto il superfluo, le convinzioni limitanti, le sovrastrutture sociali, i condizionamenti ereditati.
2. Cosa ti ha spinta a diventare coach?
Come per molte altre donne, prima di far uscire il nostro potenziale dobbiamo raggiungere il fondo. Io l’ho toccato dopo una relazione narcisistica con un uomo con un PTSD e dei lavori logoranti al limite dello sfruttamento.
Ho iniziato il mio percorso di crescita personale e ho capito che ciò che avevo vissuto era preziosissimo e non poteva andare sprecato. Ho deciso di condividere la Bellezza degli insegnamenti appresi e di supportare chi si fosse trovata a vivere questi eventi donando una nuova lettura al loro vissuto di sofferenza affinché non andasse sprecato.
Dopo vari anni come counselor ho sentito il bisogno di avvicinarmi ad una dimensione più spirituale. Ci tengo a precisare che non ho scelto di essere coach, ma ho scelto di essere una coach LUNA. Non ero interessata a diventare coach, volevo proprio fare il Master di Anh e apprendere gli strumenti di coaching dell’anima che questo master insegnava. Non ho preso in considerazione nessun’altra scuola di coaching perché il mio obiettivo non era essere coach in generale ma avvicinarmi ad una modalità spirituale e allo stesso tempo pratica e concreta di approccio alle difficoltà.
3. Prima di iniziare la scuola, quali erano le tue eventuali resistenze o paure e come le hai superate?
La mia prima preoccupazione era se sarei riuscita a pagare il master. Non navigavo in ottime acque e avevo già altre spese, vivendo da sola. Inoltre, non avevo soldi da parte.
Ho deciso di rischiare avendo fiducia in ciò che sarebbe giunto, vivendolo come una nuova sfida. Avevo anche paura di trovare l’ennesimo corso con il quale non avrei lavorato.
Poi, ho capito che possiamo acquisire tutti gli strumenti che vogliamo ma se non cambiamo il mindset rimaniamo sempre nella stessa situazione e nel master si lavora molto su questo.
In ultimo, il rapporto interpersonale. Sono sempre stata una persona solitaria e mi sento facilmente invasa quando sono in gruppo mentre, questa volta, ho trovato nelle mie compagne di corso delle sorelle preziose.
4. In che modo aiuti le tue coachee?
La mia missione è aiutare tutte quelle donne che vogliono ri-accogliere sé stesse, coltivare il loro potenziale e vivere una vita ai propri ritmi, attraverso pratiche di consapevolezza e riscoperta di una femminilità ispirata al fine di creare un lavoro che abbia un senso per loro e che sia strumento per manifestare nel mondo la loro missione e creare la vita alla quale aspirano.
Ho creato un percorso chiamato “Cresci il tuo Bosco Interiore” nel quale unisco strumenti di counseling per andare in profondità e di coaching per proseguire in avanti, filosofia classica ed estetica per rimanere ispirate e dare una lettura di senso al quotidiano.
Propongo un ritorno alla frugalità e alla presenza, alla semplicità, alla Natura e ai suoi cicli ed insegnamenti, come forma di saggezza ancestrale e ri-bellione (ritorno al Bello e quindi a noi stesse, alla parte più vera di noi) contro l’accelerazione, la massificazione e la disumanizzazione odierna.
5. Quali sono stati gli ostacoli riscontrati lungo il cammino di coach e come li hai superati?
Gli ostacoli sono stati principalmente di natura personale e di mindset. Più andavo avanti e scoprivo strumenti e tecniche e più si apriva un mondo e mi dicevo: “non ce la farò mai, non riuscirò mai a farlo bene, prima o poi tutti scopriranno che non so fare nulla…dovrei saper fare molto di più e meglio” e altre cose così.
Sinceramente, non l’ho superato perché ogni tanto questi pensieri tornano, semplicemente mi metto in ascolto e li faccio esprimere insieme all’emozione che portano con loro. Oggi mi focalizzo più sull’essere e mi faccio pubblicità dicendo chiaramente cosa sono e faccio e cosa non faccio e non sono.
Ho capito che sono io la prima a dover accettare di non poter essere “una e trina” e metto a disposizione ciò che ho per chi ne ha bisogno, senza pretese.
Un altro ostacolo era il fatto di dover chiedere soldi per la mia prestazione: ora credo sia un mezzo per liberare l’altro da un debito di gratitudine. Non sono la salvatrice di nessuno e non voglio ringraziamenti a vita.
Ho solo dedicato il mio tempo a studiare metodi e ad apprendere strumenti per risolvere situazioni ed esplorare la propria interiorità. Io metto a disposizione questo e l’altro porta la sua esperienza. Insieme facciamo un percorso di condivisione e co-creazione e alla fine l’altro è libero di vivere a pieno la sua vita con indipendenza.
6. Cosa consigli a chi desidera diventare coach?
Di partire da se stesse e fare molto lavoro di crescita personale. Non possiamo portare l’altro dove noi non siamo state per prime.

Puoi trovare Sara su Instagram:
Se anche tu vorresti conoscere il coaching come strumento di crescita personale e professionale, fai questo quiz lunare per iniziare a trasformare la tua vita e quella degli altri.
E se vuoi saperne di più sul magico mondo del coaching con le carte, dai un’occhiata al corso gratuito Co-Creazione: Coaching con le Carte d’Ispirazione.
0 Comments