Esplora la tua essenza con il coaching, con Michela Lo Bello
Esplora la tua essenza con il coaching, con Michela Lo Bello
Come possiamo esplorare la nostra essenza?
Prima di tutto, non possiamo fingere con le emozioni! Se proviamo a reprimerle, ritorneranno da noi come un boomerang, portando con sé tutto ciò che non vogliamo o che non ci fa stare bene.
Ma se, invece, impariamo ad ascoltarle, quando le guardiamo con onestà e le accogliamo per quelle che sono, possiamo riconoscere che dietro di loro si celano dei bisogni individuali, delle richieste di guardarci dentro e coltivare la nostra serenità.
È questa la via per riconnetterci con la nostra essenza, con la parte più saggia e fiduciosa di noi stesse.
Il coaching conosce molte tecniche in grado di aiutarci a esplorare la nostra essenza, a dialogare con le emozioni, ad accoglierle e guarirle.
Nell'articolo precedente abbiamo parlato di come diventare regina della tua vita, invece, in questa intervista, parliamo di come esplorare la propria essenza con il coaching.
Lo facciamo con Michela Lo Bello, una delle splendide coach formatasi nella nostra scuola LUNA – Scuola di Coaching per l’Anima.
Benvenuta Michela!
1. Ci racconti chi sei e cosa fai?
Sono Michela, ho 40 anni e sono una coach emozionale.
Sono profondamente convinta che, se non si lavora sulle emozioni, entrando in contatto con loro, difficilmente si può avere un cambiamento concreto e duraturo.
2. Cosa ti ha spinta a diventare coach?
Ho sempre avuto dentro di me la forte voglia di aiutare le donne a comprendere che le circostanze e i pensieri limitanti possono essere cambiate, ma non avevo gli strumenti necessari per farlo.
Grazie a LUNA Scuola di Coaching per l’Anima (motivo per cui ho scelto questa scuola), adesso ho tutte le competenze per poterlo fare.
Luna è una scuola meravigliosa perché, mentre studi per diventare coach, lezione dopo lezione, inizi a lavorare su di te, portando alla luce il tuo potenziale e tutto quel fardello fatto di blocchi e pensieri limitanti che, sinceramente, non pensavo assolutamente di avere.
3. Prima di iniziare la scuola, quali erano le tue eventuali resistenze o paure e come le hai superate?
Ammetto che all'inizio ero restia all'iscrizione, perché pensavo che il coach fosse solo una persona che aveva il ruolo di motivare le persone. Avevo paura di non essere capace, di non avere il potenziale e di non essere presa in considerazione.
Del resto sul web è molto facile trovare persone che si professano coach senza esserlo; quindi, mi chiedevo: "Come potrò creare fiducia nelle persone?".
Grazie ad Anh e alla scuola ho imparato chi è una coach e che cos'è il coaching. È stato un percorso meraviglioso che lezione dopo lezione mi ha dato la consapevolezza che questo è il lavoro che ho sempre voluto fare, senza saperlo.
4. In che modo aiuti le tue coachee?
Le clienti che seguo sono donne che hanno voglia di cambiare la loro vita liberandosi da blocchi e pensieri limitanti che giorno dopo giorno le costringono a vivere una vita in cui non si sentono loro stesse.
Per supportarle al meglio in questo meraviglioso percorso ho unito al coaching le fasi lunari, così da poterle aiutare ad ascoltarsi e comprendere al meglio la loro energia, i loro bisogni, e riportarle alla loro essenza ciclica e ad essere più autentiche possibili.
5. Quali sono stati gli ostacoli riscontrati lungo il cammino di coach e come li hai superati?
LUNA scuola di Coaching mi ha molto aiutato nel mio percorso, proprio perché il modello a cui è ispirato (come condurre una sessione di coaching) è ispirato alle fasi lunari. A tutte le persone indecise se iscriversi o no a questa meravigliosa scuola mi sento di dire: "Fatelo ad occhi chiusi!".
6. Cosa consigli a chi desidera diventare coach?
Questa scuola è meravigliosa perché ti insegna ad ascoltarti e ad ascoltare, ti fa lavorare in modo profondo su te stessa e ti dà la possibilità di fare, fin da subito, il tirocinio per mettere in pratica ciò che hai imparato. Anh e tutte le Moontutor sono persone disponibili, accoglienti e sono pronte ad aiutarti. Insomma, non sei mai lasciata da sola. LUNA è sul serio una scuola di coach per l'anima.
Se anche tu vuoi esplorare la tua essenza e ti incuriosisce il coaching come strumento di crescita personale e professionale, fai questo quiz lunareper iniziare a trasformare la tua vita e quella degli altri.
Riscoprire il proprio potenziale nascosto, con Chiara Corriga
Riscoprire il proprio potenziale nascosto, con Chiara Corriga
Come riscoprire il potenziale nascosto? Con il coaching, naturalmente! Creare la vita che si desidera è possibile, a patto che siamo disposte a partire da noi stesse, aprendoci alla possibilità di scoprire la nostra Essenza e di esplorare la nostra unicità.
Esistono diverse tecniche di coaching che possono accompagnare le persone in un processo creativo, attraverso il quale ci si può riappropriare della propria zona di potere e imparare a essere respons-abile dei propri pensieri, delle emozioni e delle proprie azioni, togliendo agli eventi esterni ogni ascendente su di noi.
Ed ecco che riconnettendoci ai nostri reali desideri e obiettivi, abbiamo la possibilità di sbloccare il nostro potenziale nascosto. E quando questo accade e siamo pronte ad ascoltare la chiamata all’auto-realizzazione, si sprigiona un potere davvero immenso e questa esperienza deve essere vissuta fino in fondo.
Nella scorsa intervista, abbiamo parlato di come diventare la tua migliore alleata per raggiungere la tua realizzazione e felicità, e adesso vogliamo esplorare le tecniche di coaching per riscoprire il potenziale nascosto. Lo faremo con Chiara Corriga, la coach formata nella nostra scuola LUNA – Scuola di Coaching per l’Anima.
Benvenuta Chiara!
1. Ci racconti chi sei e cosa fai?
Mi chiamo Chiara Corriga e sono una Tessitrice di Talenti. Nella vita intreccio Coaching per l’Anima, Archetipi e Marketing Ribelle per supportare le donne nel manifestare la propria essenza nella vita e nel business.
Una donna realizzata, infatti, è per me a tutti gli effetti una donna libera. In questo concetto si riassume la mia Missione personale e professionale: facilitare le donne nella riscoperta del loro potenziale nascosto, riscoprendosi dunque Tessitrici del proprio destino.
Vivo in provincia di Gorizia (Friuli Venezia Giulia), antica contea famosa per la lavorazione e la tessitura della seta.
2. Cosa ti ha spinta a diventare coach?
Un tempo provavo un certo disagio nello svelare quello che oggi chiamo con tenerezza e ironia “il mio terribile segreto”: sono una ex ingegnere industriale, specializzata in metallurgia.
Questa rivelazione ha sempre generato negli altri un grande stupore, tanto da farmi provare parecchio imbarazzo. La verità è che, nonostante i traguardi universitari e la prospettiva di una florida carriera all’interno di una multinazionale, negli anni mi sono scoperta infelice.
Quello che inizialmente sembrava un banale malcontento, ben presto si è trasformato malattia fisica, fino a portarmi alla depressione.
Proprio in uno dei momenti più bui della mia vita ho ritrovato la connessione con la mia essenza. Ho riportato alla mente le passioni dell’infanzia, ho ricordato cosa mi faceva davvero sorridere e ho ricominciato tutto daccapo.
Non è stato facile, lo ammetto. Ma quello che per i più è stato un enorme salto nel buio, si è rivelato il più grande regalo che potessi fare a me stessa. Così ho ripreso a studiare ciò che davvero faceva palpitare il mio cuore e ho scelto di portare nel mondo la mia esperienza, con l’intento di supportare tutte quelle donne che, come me, hanno deciso che è giunto il momento di manifestare al mondo il proprio potenziale. Ecco perché ho scelto di diventare coach.
3. Prima d'iniziare la scuola, quali erano le tue eventuali resistenze o paure e come le hai superate?
“Ma chi credo di essere?” “Perché qualcuno dovrebbe affidarsi a me per far emergere nuove consapevolezze su di sé?” “Da ingegnere a coach: come posso essere credibile?”
Queste sono solo alcune delle resistenze con cui ho dovuto confrontarmi iscrivendomi a Luna - Scuola di Coaching per l’Anima. E confesso di aver incontrato le medesime paure anche durante il mio percorso formativo come coach.
Magari sotto forma di convinzioni limitanti o di scuse che condividevo con le mie Sorelle di Luna, ma che raccontavo in primis a me stessa: le mie resistenze si sono ripresentate più volte, anche sotto mentite spoglie.
Come le ho superate? Ascoltando ciò che avevano da raccontare su di me.
Prima d'iscrivermi a Luna - Scuola di Coaching per l’Anima avevo un sogno: dimostrare a me stessa e al mondo che il cambiamento esiste e che le scelte passate non devono necessariamente condizionare il futuro.
È sempre il momento giusto per manifestare la nostra vera essenza! Dunque, ho fatto un bel respiro, ho permesso alle mie emozioni più profonde di svelare i miei bisogni e le mie fragilità e ho deciso di trasformarmi in ciò che ho sempre desiderato diventare: una coach.
4. In che modo aiuti le tue coachee?
Svolgo il mio lavoro quasi totalmente online. Confesso che in prima battuta temevo che il mio lavoro di “coach dietro a uno schermo” potesse risentire di certe limitazioni legate alla tecnologia, ma oggi posso affermare a gran voce che gli strumenti del coaching non conoscono confini.
Ciò che davvero conta è lo Spazio Sacro che si viene a creare nel corso delle sessioni di coaching. Un luogo sicuro, dove l’ascolto e la presenza della coach garantiscono alla coachee la piena libertà di esprimersi e di esplorarsi.
Ecco perché nei miei percorsi dedicati alla riscoperta del potenziale nascosto o alla tessitura di un business di successo tengo innanzitutto a sottolineare il magico rapporto di co-creazione che unisce le mie clienti e me.
Ogni sessione di coaching è unica nel suo genere. Per questo i percorsi che propongo sono letteralmente cuciti addosso alle necessità delle donne con cui collaboro. Le sessioni che conduco si basano principalmente sull’ascolto attivo e sull’utilizzo di domande potenti, le cui risposte sono in grado di far emergere nella coachee nuove consapevolezze.
Adoro utilizzare inoltre le carte d'ispirazione per esplorare il nostro mondo interiore attraverso l’intuito. E quello che davvero non manca mai nella mia pratica di coaching è la connessione profonda con le emozioni.
A seconda delle necessità delle coachee con cui collaboro, propongo diverse tecniche di ascolto interiore, con l’unico scopo di dare voce con gentilezza e compassione a quello che celiamo dentro di noi, aprendoci alla trasformazione.
5. Quali sono stati gli ostacoli riscontrati lungo il cammino di coach e come li hai superati?
Quello del coaching non è semplicemente un cammino professionale, bensì si tratta di un e vero e proprio percorso di crescita personale.
Essere l’amica a cui tutti chiedono consigli, non significa essere coach. Essere empatica e propensa all’ascolto non significa essere coach.
Certo, l’ascolto, l’empatia e l’intuito sono senz’altro caratteristiche fondamentali per diventare una coach professionale e affidabile. Ma da sole non bastano.
In Luna - Scuola di Coaching per l’Anima mi sono messa in gioco in prima persona, mettendo a nudo delle parti di me che nemmeno io pensavo di conoscere. È stato impegnativo, lo ammetto. A volte mi sono sentita terribilmente stanca e non all’altezza.
Eppure, ho proseguito, come se stessi affrontando gli ultimi chilometri della maratona più importante della mia vita. Quando temevo di cedere, riportavo alla mente la mia Missione e la mia Visione. E, supportata dalla meravigliosa rete che le Sorelle di Luna erano sempre disposte a creare per limitare i danni delle mie cadute, mi sono rialzata e riscoperta più forte.
6. Cosa consigli a chi desidera diventare coach?
Essere coach non significa personificare la perfezione. Ho avuto, ho e avrò anche in futuro nuove resistenze da superare e nuove convinzioni limitanti da scardinare. Semplicemente perché sono un essere umano in evoluzione.
Ma il fatto che dentro di me dimorino insicurezze, paure o vulnerabilità non mi rende una coach meno valida. Anzi, direi l’esatto contrario!
Essere coach non significa lavorare in preda all’ansia da prestazione, ricercando affannosamente quella domanda o quella pratica che possano innescare “l’illuminazione” nella coachee. Penso che noi coach siamo semplicemente un tramite per il manifestarsi della trasformazione altrui.
Quando ho compreso che il mio lavoro non è legato ai risultati tangibili che le mie coachee raggiungono e ho messo da parte il mio ego, riconoscendo che il coaching non è nient’altro che un rapporto di co-creazione tra coach e coachee, buona parte delle mie resistenze si sono trasformate in un tenero ricordo.
Quindi, cara futura coach, tutte le volte in cui paure e insicurezze busseranno alla tua porta, sii pronta ad accoglierle e ad ascoltarle con gentilezza e compassione. Ma sii anche pronta a ritornare alla tua Visione e alla tua Missione, ricordando i motivi e i valori che ti hanno portato a intraprendere questa incredibile avventura. Spogliati del perfezionismo e porta nel mondo tutta la tua meraviglia.
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La pratica #1 per gestire le emozioni (anche quelle difficili)
Quando vogliamo manifestare qualcosa nella nostra vita, ma ci sentiamo bloccati, spesso è perché ci sono delle emozioni da gestire che “sono d’intralcio” e non ci permettono di realizzare i nostri obiettivi.
Se non prendiamo consapevolezza delle nostre emozioni e affrontiamo le cose solo in maniera razionale, a livello di testa, sarà difficile riuscire a sbloccarsi e risolvere il problema. Dobbiamo passare anche per il cuore, il nostro centro emozionale.
In questo articolo esploriamo insieme come riuscire a stare con le emozioni e dialogare con esse, attraverso una pratica di ascolto emotivo che viene insegnata e sperimentata in LUNA Scuola di Coaching per l’Anima.
Il primo passo per lavorare con le proprie emozioni è iniziare ad ascoltare cosa accade dentro di noi quando le proviamo. Può sembrare banale, ma in realtà è qualcosa che non facciamo quasi mai. Nessuno ce lo ha mai insegnato.
Fin da quando siamo bambini, capita più spesso che le persone intorno a noi ci dicano di smettere di provare una certa emozione, di piangere, di essere tristi, di essere giù di morale e via dicendo. Quindi impariamo, anche per via dell’educazione che riceviamo, a reprimere noi stessi.
Invece, le emozioni sono degli indicatori che si attivano quando hanno un messaggio importante da comunicarci. E specialmente in quei momenti in cui ci ritroviamo bloccati, in cui nonostante i ragionamenti logici non riusciamo più ad andare avanti, diventa ancora più utile entrare in connessione con le proprie emozioni.
Allenare il “muscolo dell’emozione”
Non sempre ce ne rendiamo conto, ma con le emozioni ci abbiamo sempre a che fare. Anche quando desideriamo raggiungere un obiettivo, in realtà, noi vogliamo ottenerlo per provare l’emozione che crediamo che quel determinato obiettivo ci farà sentire. Allo stesso modo, quando noi temiamo degli eventi in particolare, non abbiamo timore della situazione di per sé, ma ci spaventa l’emozione che potremmo provare se quell’evento si verificasse davvero.
Dunque, cosa succederebbe se adesso, in questo momento, tu imparassi a provare proprio quell’emozione che ti fa così tanto paura o che solitamente cerchi di evitare a tutti i costi? Cosa succederebbe se la sperimentassi in uno spazio sicuro e protetto? Ti accorgeresti che l’emozione non ha altro che un inizio, un picco dove si manifesta e poi un punto finale di dissolvimento.
Le emozioni, infatti, sono e-motions, ovvero energie in movimento all’interno del nostro corpo il cui sviluppo non dura più di 90 secondi. Se siamo in grado di restare in ascolto di queste emozioni, fino in fondo, esse fanno il loro corso e lasciano la presa prima di quanto possiamo immaginare.
Nessuno nasce campione o campionessa in emozioni, questo è certo. Tuttavia è una capacità che ognuno di noi può sviluppare con la pratica. Più alleni il “muscolo dell’emozione”, più questo diventa capace di sperimentare le emozioni, provare quello che c’è e poi lasciarlo andare, senza troppi scombussolamenti.
Compassione verso se stessi
Prima di passare alla pratica vera e propria di come farlo, c’è una premessa da fare. È importante che questo processo di ascolto e interazione con le emozioni venga fatto senza giudizio, quindi lasciando da parte pensieri del tipo:
Non dovrei sentirmi così.
Dovrei stare diversamente.
Dato che ci ho già lavorato su, dovrei essere in grado di gestirlo, perché non è così?
Le emozioni fanno parte dell’esperienza umana e pertanto richiedono da parte nostra una grande compassione ed empatia nei nostri confronti. Può sempre capitare che un’emozione emerga, non possiamo prescindere da esse. Ogni volta che provi quello che provi, ricorda che è ok provarlo.
Inoltre, come dicevamo, le emozioni sono state progettate con lo scopo di salvaguardare la nostra esistenza, di darci degli avvertimenti utili per la nostra vita. Quando le osserviamo, interagiamo con loro e prendiamo consapevolezza di questi segnali, esse si affievoliscono proprio perché hanno finalmente assolto il loro compito.
Dialogare con le emozioni
Esistono diversi modi per comunicare con le proprie emozioni. Quello che ti propongo oggi è un metodo che prende il nome dall’acronimo “RAIN” ed è stato proposto e divulgato in occidente da Tara Brach, psicologa e insegnante di meditazione.
Puoi praticare la tecnica sia su te stessa che con i tuoi clienti attuali e/o futuri. Ti aiuta ad avere una struttura di riferimento, degli step semplici ed efficaci da seguire anche in maniera flessibile e personalizzata.
Per iniziare l’attività pratica siedi (o fai sedere il tuo cliente) in silenzio. Chiudi gli occhi e fai qualche respiro. Richiama alla tua mente una situazione in cui ti senti bloccata, che suscita in te una reazione difficile, come rabbia o paura, vergogna o disperazione.
Dedica qualche momento a sentire l’esperienza, visualizzando la scena, ricordando le parole pronunciate, percependo i momenti più faticosi. Poi sperimenta i seguenti passaggi.
1. R come Riconoscere
In primo luogo, prendi consapevolezza del fatto che qualcosa sta accadendo dentro di te. Stai in ascolto e accorgiti che stai provando un’emozione, anche se non sai ancora quale sia.
Molto spesso le persone cercano di ignorare le proprie emozioni. Sentono qualcosa, ma fanno finta di niente, perché magari si convincono di essere più “forti” se non lo provano, oppure si creano un'aspettativa irreale di dover essere sempre tutti d’un pezzo.
Mentre rifletti sulla situazione in questione, chiediti semplicemente:
Che cosa sta accadendo in me adesso?
Sto provando un’emozione?
Quali sono le sensazioni che sento?
È possibile che tu non riesca a darti subito una risposta. In questa fase non è importante analizzare o sapere esattamente cosa stai provando. Va bene anche non capire cosa sta accadendo, però riconoscere che c’è qualcosa che sta avendo luogo, come una sensazione di fastidio, di costrizione o di pesantezza.
2. A come Accettare/Accogliere
Il secondo passaggio è l’accettazione che tutta questa esperienza sta accadendo. Invece di zittire, ignorare o combattere quello che c’è, “arrenditi” al fatto che stai provando un’emozione, e che è ok provarla.
Trova in te la volontà di fermarti e accettare che in questi momenti “ciò che è… è”, senza alcun giudizio né tentativo di cambiare o controllare la sensazione.
(Anche se non mi piace), posso accettare che sto provando un’emozione?
Posso accettare che non vorrei provare l’emozione, ma la sto provando?
Se dovesse capitarti di sentire dentro di te che la risposta è “No, non voglio accettare questa emozione”, va bene anche così. In quel caso puoi riconoscere che stai provando un’emozione che non ti piace e che vorresti non provare. Magari oggi non sei pronta ad accogliere ciò che senti, ma andando per gradi e lavorandoci sopra, ce la farai.
3. I come Indagare
1. Cosa senti e dove
Ora è il momento di osservare l’esperienza che stai vivendo con un’attenzione interessata e gentile, curiosa di conoscere più da vicino ciò che stai provando e dove lo stai provando nel tuo corpo.
Attenzione, però. Questa indagine non deve avvenire attraverso la mente cognitiva e il ragionamento logico, bensì ha luogo grazie all’ascolto del corpo e delle sensazioni che provi. Quindi continua a sentire, invece di pensare.
Le seguenti domande possono aiutarti:
Qual è l’emozione che sto provando?
In quale parte del corpo si localizza?
Come la percepisco nel mio corpo? (Es. stretta, bruciore, calore, freddo, peso, colore, ecc.)
Può darsi che tu non sappia che nome dare all’emozione che stai provando, ma puoi provarci. Man mano che svolgerai questa pratica, ti alfabetizzerai sempre di più alle emozioni e imparerai a distinguerle con più chiarezza.
Cerca di descrivere le caratteristiche di ciò che senti, immaginando che sia qualcosa che puoi vedere e toccare. Rimani in connessione di questa percezione, così che una volta che l’avrai localizzata nel corpo, il passo successivo sarà portare alla luce ciò che ti spaventa.
2. Esplora ciò che ti spaventa
Sapendo che sei in un luogo protetto e sei in grado di sopportare ciò che emergerà, chiediti:
Che cosa è l’aspetto peggiore di questa situazione?
Ho già provato questa emozione in passato? Quando?
Di che cosa ho paura? Qual è la convinzione in cui credo?
L’abbiamo detto prima, solitamente evitiamo certe situazioni perché abbiamo paura di provare l’emozione che potremmo provare se quella situazione avvenisse. Quindi qual è l’emozione di cui hai paura in questo caso? Invece di evitarla, guardala in faccia. La paura è un’emozione naturale e puoi ammettere di provarla.
Ricorda che se in qualsiasi momento l’emozione che stai esplorando diventasse troppo da gestire, puoi sempre riportare il focus sulla sedia su cui ti trovi, sentendo proprio il contatto fisico con la seduta, e smettere l’esercizio.
3. Indaga ciò di cui hai bisogno
Una volta che avrai portato in superficie quello che temi, ecco che puoi instaurare una comunicazione con questa parte di te e notare che cosa emerge, che cosa ti dice, che cosa vuole, di cosa ha bisogno.
Le domande che puoi porti sono:
Se la parte ferita e più vulnerabile di me potesse comunicare, che cosa direbbe?
Che cosa vuole comunicarmi questa parte di me?
Di che cosa ha più bisogno (da me)?
Questa parte che ti parla è la tua bambina interiore, è quella parte più infantile di te che è ferita perché ha introiettato delle situazioni difficili del passato e quindi è lì, impaurita, che ha bisogno di te.
4. N come Nutrire
Capito ciò di cui hai bisogno, puoi cominciare a dare a te stessa, alla tua bambina interiore, ciò che necessita, attingendo alla parte più saggia e compassionevole del tuo essere, a quella fonte di amore e di presenza che è dentro ognuno di noi.
Metti una mano su quella parte e dille quello che ha bisogno di sentirsi dire. Falla sentire amata, nutrita e al sicuro. Accarezzala, abbracciala, dalle conforto. Puoi anche immaginare che dalle tue mani esca una luce tenue e luminosa che si espande dentro di te.
Quello di cui abbiamo bisogno è quasi sempre legato all’amore, al fatto di essere visti e accettati così come siamo. Non possiamo aspettarci che siano gli altri a darci queste cose, o che sia il risultato che otteniamo, l’ammirazione o l'approvazione dall’esterno, a farci sentire così, perché altrimenti dipenderemo sempre da altro. Dobbiamo essere noi, in primis, a darci questo nutrimento.
Questo processo si chiama re-parenting, proprio perché è come se diventassi il genitore di te stessa, dando alla tua bambina interiore quello di cui ha bisogno in quel momento. In questo modo, l’emozione difficile lentamente si dissolve e viene riempita dall’amore, dal calore e dall’affetto, facendo emergere nuove consapevolezze.
A questo punto puoi ringraziarti e pian piano, quando lo desideri, riprendi contatto con il tuo corpo. Muovi le mani e i piedi, stiracchiati un pochino e quando ti senti pronta, apri gli occhi e ritorna nel qui e ora.
Dopodiché, nota com’è cambiata la tua emozione ora che l’hai ascoltata. Nota come cambia la tua percezione della situazione in cui ti trovi, e il tuo pensiero riguardo quella circostanza.
È adesso, dopo aver attraversato l’emozione e colto il suo messaggio, che puoi andare oltre, agire diversamente e ottenere i risultati che desideri.
La dimensione dell’ascolto emotivo è uno degli elementi che differenzia il Programma di Certificazione di Coach LUNA (PCCL), accreditato dalla Federazione Internazionale di Coaching (ICF) come programma completo ACTP, dagli altri corsi di coaching, dove spesso le emozioni sono viste come cose da eliminare, non da integrare.
Se anche tu desideri diventare coach e imparare a sperimentare strumenti di questo genere, dai subito un'occhiata aLUNA Scuola di Coaching per l’Anima e iscriviti senza impegno alla lista d'attesa per la prossima edizione. Ti aspetto dall'altra parte!
Emozioni negative: impara ad accoglierle e a trasformarle
Quando ho scelto di diventare coach, non pensavo che durante questo processo avrei iniziato a fare la conoscenza delle emozioni.
Credevo che il coaching fosse legato alle frasi motivazionali, al pensiero positivo, al vedere il lato bello delle cose, al mettersi in atto per realizzare il proprio potenziale. E nonostante alcuni di questi aspetti possano effettivamente entrare in gioco durante una sessione, uno dei lavori più importanti che un coach possa svolgere è quello di entrare in contatto con le proprie emozioni e quelle del cliente. Soprattutto le cosiddette emozioni “negative”.
Perché accogliere le emozioni sia di vitale importanza nel coaching lo vedremo insieme in questo articolo. Scoprirai anche un esercizio rivelatore per aiutare le tue clienti a rapportarsi con le loro emozioni.
Innanzitutto, è bene mettere in chiaro una cosa. Nonostante spesso si ritenga il contrario, non esistono emozioni negative, ma solo emozioni utili.
Le emozioni sono una forma di energia potente e complessa con cui noi rispondiamo alle varie vicende della vita. E queste spesso fungono da indicatori o spia d’allarme per comunicarci un’informazione, un messaggio, per noi molto importante.
Purtroppo, però, cresciamo condizionati dall'idea che certe emozioni debbano essere respinte. Perché arrabbiarsi non va bene, la paura è qualcosa da scacciare a tutti i costi e la tristezza può essere accettabile, soprattutto per noi donne, ma solo se in privato e senza troppo clamore.
Così, ci abituiamo a soffocare ciò che proviamo. E rischiamo di agire senza alcuna consapevolezza di che cosa ci spinge a comportarci in quel determinato modo. Tanto che avremmo quasi bisogno di un corso di alfabetizzazione emotiva per capire come stiamo, per davvero.
Ecco allora che quando all'interno di una sessione di coaching crei uno spazio sacro dove la cliente può esprimere totalmente sé stessa, senza timore di dover rispettare le “regole sociali”, senza sentirsi in dovere di apparire controllata, senza il peso di comportarsi da brava ragazza, molte emozioni relegate in profondità possono finalmente uscire alla luce, lasciando andare la loro morsa dolorosa, ed esternando il loro significato autentico.
Ovviamente, questo è possibile solo quando la coach stessa è aperta a entrare in contatto con le proprie emozionie con quelle della cliente. Senza soffocarle, ma imparando ad accoglierle in maniera sicura e protetta.
Allora, quando una cliente arriva da te e ti dice di provare ansia, paura, tristezza, rabbia o frustrazione, come prima cosa invitala a porre l’attenzione sul suo corpo. Chiedile cosa sta provando in quel momento e dove lo sta sentendo.
Poi guidala a dare un'identità a questa sensazione, domandandole ad esempio:
Di che forma è? Che temperatura ha? Quale colore le attribueresti? Quanto è grande?
Aiutala a rimanere nel presente e nel corpo, ascoltando la sua sensazione e lasciando che questa possa esprimere il suo messaggio finché la sua presa non si affievolisce.
Non siamo soliti a farlo. Ma più diamo ascolto alle nostre emozioni e lasciamo che ci parlino, più impariamo ad accoglierle senza giudizio e a conviverci.
Certo, talvolta è più facile a dirsi che a farsi. Ci vuole tanto coraggio per sentire un’emozione, come anche tanta pazienza, compassione ed empatia verso noi stesse e la nostra storia.
Tuttavia, accedere a ciò che le nostre emozioni hanno da dirci è la più grande fonte di saggezza e conoscenza su chi siamo e cosa vogliamo davvero.
Sii quindi disposta ad esplorarle, creando uno spazio di apertura nel quale le tue clienti possano confrontarsi con le proprie emozioni e ad avere fiducia nel loro prezioso messaggio.
Il tuo rapporto con le emozioni com'è? Ti permetti di viverle in maniera libera e genuina? Vieni a raccontarmelo nel gruppo Shine your Light su Facebook. Ti aspetto!