Il dono del perdono: perdonare se stessi è un profondo atto di amore

Come ti insegna il Modello del Successo, se vuoi crescere come persona e creare la realtà che desideri, il primo passo da compiere è assumerti la responsabilità di ciò che ti accade e smetterla di dare la colpa ad altro quando le cose non vanno come vorresti.

Tuttavia, se da una parte questo atteggiamento ti aiuta a prendere in mano le redini della tua vita, assumersi le proprie responsabilità cela anche un lato oscuro che può rivelarsi molto doloroso: il senso di colpa.

Forse ti è già capitato di riflettere a lungo su una scelta presa o un’esperienza vissuta, rimuginando su quello che avresti potuto fare di diverso o rimproverandoti di non aver fatto abbastanza in quella determinata situazione. Magari a volte hai anche creduto che le cose non sono andate come speravi solamente a causa tua e ti sei sentita l’unica responsabile di tutti i tuoi mali, e magari pure di quelli degli altri. Ci ho preso?

Tranquilla, tutto questo è accaduto anche a me e a molte delle clienti che ho seguito nel corso degli anni. Ci intestardiamo a voler capire dove abbiamo sbagliato e che cosa avremmo potuto fare meglio, continuando a cercare un comportamento da demonizzare o una mancanza da colpevolizzare.

Come forse avrai notato, questo approccio non sortisce MAI gli effetti sperati, anzi! Ti fa sentire sempre peggio, poiché ti porta a rivolgere verso di te una grande quantità di rabbia, rancore e insofferenza.

Piuttosto che auto-colpevolizzarti, biasimarti e perfino condannarti, è molto più utile imparare ad accettare quello che è stato e concederti il perdono che ti meriti.

Se stai riscontrando delle difficoltà in questo processo, resta con me e procedi nella lettura. Scoprirai cosa significa davvero perdonarsi e come lavorarci sopra, così che eventualmente tu possa supportare anche una tua potenziale cliente a fare lo stesso.


Il per-dono di sé

Composto dal rafforzativo 'per' (completamente) e dal verbo 'donarsi', dal punto di vista etimologico perdonarsi significa concedere con amore ed impegno un dono a sé stessi, più precisamente il dono del perdono.

Spesso le persone contro cui ci accaniamo maggiormente siamo proprio noi, attraverso il nostro modo di parlarci e il nostro modo di relazionarci con noi stesse. Ci ritroviamo a criticarci e a dirci cose poco gentili, come “Che stupida che sono stata!”, “Che imbranata!” o peggio ancora "Sono proprio una buona a nulla".

Così facendo, però, generiamo un serie di pensieri e di convinzioni che talvolta sono talmente subdoli da sfuggire alla nostra attenzione, finendo per influire sempre più negativamente e profondamente sulla nostra anima e quindi sulla nostra vita.

Ecco dove entra in gioco il perdono di sé. In queste condizioni di mancanza e scarsità, la scelta di perdonarti è necessaria per proseguire nel tuo percorso di crescita e guarigione, poiché ti consente di acquisire una visione più equilibrata della realtà e ti aiuta a riconoscere la necessità di rinunciare a punire “il responsabile dell’accaduto” e mostrarti più indulgente verso te stessa.

Da dove partire

Questo è senza dubbio un processo che richiede tempo, pratica, empatia e compassione. Ma perdonarti diventa sempre più possibile quando inizi ad incamminarti verso l’accettazione di quello che sei, compresi i tuoi limiti ed i tuoi errori.

Tutto questo è cruciale, perché quando ti muovi dalla posizione di colpa e risentimento nei tuoi confronti, e ti dirigi verso l’auto-accettazione, compi un primo passo per riconciliarti con l’immagine negativa che hai di te e prendi consapevolezza di essere fallibile e al contempo meritevole di rispetto e di amore.

In quest’ottica, l’obiettivo del perdono di sé è proprio quello di rivolgere al nostro interno le attenzioni e le cure di cui abbiamo sempre avuto bisogno, fin da piccole, e onorare il valore intrinseco che è dentro ognuna noi, compiendo un grandissimo atto di amore verso noi stesse.

Il tuo rituale

Per poter perdonare te stessa devi dedicarti al perdono. Quindi è necessario che tu ti prenda del tempo per ripensare a tutti i momenti passati in cui, per un motivo o per un altro, non ti sei voluta bene, non ti sei presa cura di te stessa, hai ignorato i tuoi bisogni, hai provato rabbia nei tuoi confronti o ti sei trattata duramente per una scelta poco consapevole o un errore commesso.

Una volta che li avrai individuati, procedi ripetendo questa espressione simbolica:

Mi perdono per essermi trattata in questo modo. Riconosco che non è stato utile. Riconosco che purtroppo è capitato. Ma mi perdono e lascio andare ogni risentimento verso me stessa.

Puoi adeguare la formula a qualsiasi situazione o sensazione che vuoi lasciare andare. Puoi anche prendere il tuo journal e scrivere lì ciò per cui vuoi perdonarti, scrivendo una lettera di perdono a te stessa e conservarla per le volte in cui sarai tentata a sentirti in colpa o auto-punirti.

L’importante è che tu ti disponga a ricevere questo dono prezioso, perché se continuerai a restare ancorata a ciò che ti sei detta o ti sei fatta e a trascurare l’imprescindibile rapporto di amore con te stessa, non potranno manifestarsi le giuste condizioni per un futuro migliore.

Allora ti invito a praticare il perdono attraverso questo esercizio, che puoi utilizzare anche con un eventuale cliente. Poi ritorna nel qui e ora, coltivando l’auto-consapevolezza dei tuoi pensieri, emozioni, intenzioni e azioni. Questo ti aiuterà a non ricadere nei tuoi soliti schemi e costruirne di nuovi, più sani e costruttivi per te stessa e per chi ti sta intorno.


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Sei capace di essere empatica?

Empatia verso di sé

Classificata tra le nostre caratteristiche innate, l’empatia (dal greco en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”) è la capacità di riconoscere e comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva altrui, in modo immediato, anche senza ricorso alla comunicazione verbale.

L’abbiamo quindi provata tutte nella nostra vita, per lo più nei confronti delle persone a noi care. Ma cosa succede quando ad aver bisogno di ricevere empatia non è l’altro, bensì noi stesse? Siamo capaci di rivolgere la stessa dose di empatia, se non di più, alla nostra stessa persona? Vediamolo insieme.


Immagina la seguente scena: un bambino di 5 anni corre spensierato nel parco, inseguendo una farfalla colorata. Il suo sguardo è rivolto verso l’alto, ha gli occhi fissi su quell’animaletto curioso che gli volteggia davanti. Lui corre, corre, corre e ride, felice e spensierato.

All’improvviso, non accorgendosi delle sporgenze del terreno, incastra il piede sinistro in una radice che spunta dal suolo, capitombolando maldestramente a terra. Cade, sbatte la faccia a terra e d’un tratto si ritrova a pochi centimetri dall’erba. Un dolore lancinante si espande su tutto il volto e inizia a piangere.

Cosa faresti se ti trovassi lì in quel momento? Ti verrebbe spontaneo avvicinarti subito al bambino per assicurati che stia bene, no? Penseresti: “Poverino, chissà che male che starà provando. Deve essersi spaventato tantissimo.” Lo abbracceresti e gli faresti sapere che è al sicuro, che ora è tutto a posto… “Va tutto bene, ci sono qua io, ti proteggo, stai tranquillo”, gli diresti.

Ora immagina quest’altra scena: è agosto, sei al ristorante con i tuoi amici, enormi gocce di sudore scendono dalla tua fronte e tu sei stra-affamata. Avete camminato per ore sotto il sole cocente e sei stanca morta. Anche se ti senti un po’ impacciata con l’inglese, ti armi di tutto il tuo coraggio e ordini il pranzo per tutti (dato che nessuno dei tuoi compagni di viaggio conosce questa lingua). Già che ci sei, chiedi anche una bella caraffa di sangria fresca, che non vedi l’ora di gustarti.

Dopo un’attesa che sembra essere durata anni, finalmente la cameriera si avvicina e vi porta le bevande. Ti stavi già innervosendo, non ne potevi più di aspettare! Allunghi la mano per prendere il bicchiere, ma presa dalla foga… il tuo braccio si muove in maniera maldestra e BAM! Senza volerlo, urti la caraffa e fai cadere tre bicchieri, che si frantumano a terra. Ora non solo la caraffa è mezza vuota, ma hai anche rovesciato tutta la sangria su di te, sui tuoi amici e pure sulla coppia che sta mangiando tranquillamente alla tua destra. Cavolo, e dire che stai indossando anche la tua maglietta preferita!

La tua faccia diventa rossa, la vergogna prende il sopravvento: vorresti farti piccola piccola e sparire. Mamma mia che figuraccia! “Che stupida!!! Come ho potuto fare questo casino? Dovevo stare più attenta! Mannaggia, lo sapevo che stamattina dovevo starmene a casa. Sono proprio una buona a nulla, riesco a combinare pasticci anche quando sono in vacanza. Che figura di merda!!! Chissà cosa penseranno i vicini, vorrei sprofondare e sparire, che vergogna!”. E così via, per trenta interminabili minuti.

Adesso ti chiedo: è già capitato anche a te di sentirti in questo modo, non è vero? Magari non hai rovesciato la sangria, magari non hai rotto i bicchieri, magari non sei stata così maldestra come la nostra sfortunata protagonista… ma quante volte ti sarà già successo di parlarti in maniera simile? Quante volte ti sei rimproverata perché credevi di non aver fatto abbastanza, di non esser stata sufficientemente attenta, di non aver agito in modo corretto, di non aver fatto ciò che gli altri si aspettavano da te?

Scommetto che la risposta è “molto spesso”. Questo perché siamo abituate ad accanirci contro di noi, diventando le peggiori aguzzine di noi stesse. Magari crediamo anche che tutto questo comportamento non abbia conseguenze, eppure ne ha, eccome!

Pensaci… a lungo andare, come ti sentirai se continuerai a parlarti in questo modo? Credi che la tua autostima ne uscirà rafforzata, o al contrario si abbasserà ogni volta un po’ di più? E la fiducia in te stessa, pensi che crescerà? O ti troverai sempre più a mettere in discussione te stessa e il tuo valore? Che dire poi della tua serenità e pace interiore… Sarai felice di vivere la tua esistenza, o ti ritroverai più spesso a lamentarti, ad arrabbiarti, a frustrarti e a soffrire?

Esattamente. Siamo tanto capaci di provare empatia nei confronti delle persone, siamo in grado di comprendere le sofferenze altrui e riusciamo a sostenere gli altri nei loro momenti di bassa. E allora perché non iniziamo a farlo anche con noi stesse?

Comincia quindi a provare empatia nei tuoi confronti e dirti, per una volta tanto: “Ok, sono stata maldestra e ho rovesciato tutta la sangria. Tranquilla, può succedere. Non l’ho fatto intenzionalmente. Sono stanca e affamata, oggi la coordinazione non è il mio forte. Va bene così, può capitare a tutti. Ora aiuto a pulire e di certo una soluzione si troverà.” E aggiungi: “Fare dei piccoli errori ogni tanto è normale, e non significa che valgo di meno. Ho valore semplicemente perché esisto. Non sono né stupida né maldestra, ho solo commesso un’azione maldestra, senza neanche volerlo. Mi amo e mi accetto così come sono, anche in questi momenti.”

Creare empatia verso di te significa avviare un rapporto di amore, cura, rispetto e fiducia nei tuoi confronti. Significa gettare le basi per il tuo personale empowerment. Significa amarti ed accettarti completamente. Non solo nei momenti in cui brilli e sei al top. 

È troppo facile volersi bene solo quando le cose vanno bene. Fallo anche e soprattutto in quei momenti di scoramento, nelle situazioni in cui commetti degli sbagli, quando ti senti piccola e vorresti sparire dal mondo. È proprio in quelle occasioni, più di tutte, che hai bisogno di riscoprire la tua prima cheerleader: quella che è dentro di te!

Impara a coltivare l’empatia verso te stessa, soprattutto durante le difficoltà. E vedrai che in questo modo, un passo alla volta, inizierai a cambiare te stessa e… il mondo.

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Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta come guest post sul sito Sognoacolori.it